Biblioteca (lettura pubblicata dalla BBT the bhaktivedanta book trust international)



Ritorno a Krishna

La rivista del movimento Hare Krishna

volume 9 n. 2

marzo-aprile 1997

Dio è luce. L'illusione è tenebre. Dove c'è Dio non c'è illusione.















Sri Gaura Purnima '97

Gaura-arati-kirtana

Lodando il Signore dorato
(tratto dal Gitavali di Bhaktivinoda Thakura)

Tutte le glorie, tutte le glorie al meraviglioso arati
di Sri Caitanya. Questo Gauraarati si celebra in
un boschetto sulle rive del Jahnavi (Gange), e
attrae tutti gli esseri dell'universo.

Sulla sua destra sta Sri Nityananda e alla
Sua sinistra Sri Gadadhara. Vicino a loro
vediamo Sri Advaita e Srivasa Thakura
che reggono un ombrello sulla testa del
Signore.

Sri Caitanya Si è seduto su di un trono
d'oro alla presenza degli esseri celesti e
Brahma svolge la cerimonia dell'arati.

Gli altri associati del Signore, come
Narahari Sarakara e altri, sventagliano
Sri Caitanya con i camara, mentre
Sanjaya Pandita, Mukunda Datta e Vasu
Ghosa guidano tutti nel kirtana.

Conchiglie, campane e karatala vibrano e
le mrdanga producono un suono molto
dolce. La musica di questo kirtana è
molto piacevole all'ascolto.

Lo splendore del viso di Sri Caitanya
supera milioni e milioni di lune, e la
ghirlanda di fiori di selva brilla intorno al Suo
collo.

Sri Siva, Sukadeva Gosvami e Narada Muni
sono tutti presenti, e le loro voci sono soffocate
per i sintomi dell'amore trascendentale. Perciò
Thakura Bhaktivinoda dice: "Guardate l'opulenza di Sri Caitanya!"










La Rivista del Movimento Hare Krishna

RITORNO
A KRISHNA

FONDATA NEL 1944

FONDATORE (sotto la direzione di
Sua Divina Grazia Sri Srimad
Bhaktisiddhanta Sarasvati Prabhupada)
Sua Divina Grazia
A. C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada

DIRETTORE RESPONSABILE:
A. D'Ambrosio  Ali Krsna devi dasi

REDAZIONE:
Nikunja Vasini devi dasi, Pancaratra dasa, Rasika devi dasi, Virabhadra disa, Bhaktin Annalisa.

AMMINISTRAZIONE:
Nimai Pandita dasa

ABBONAMENTI:
Dananistha devi dasi

Per informazioni sugli abbonamenti contattare la B.B.T. Italia - Ufficio Abbonamenti  Strada Bonazza, 12  50028 Tavarnelle Val di Pesa (FI)  Tel. (055)8076414 - Fax (055)8076630.

PRONUNCIA: La traslitterazione dei termini in sanscrito di questa rivista è stata eseguita secondo il metodo adottato internazionalmente: a si pronuncia a chiusa; o si pronuncia a lunga e aperta; î si pronuncia i lunga; û si pronuncia u lunga; c è sempre dolce; j si pronuncia g dolce; r si pronuncia ri; s si pronuncia sc come in scena; altrettanto s ma più sibilante; h è sempre aspirata. Krsna si pronuncia Krishna (sh è sc dolce); Caitanya si pronuncia "Ciaitanya".

NOMI SPIRITUALI: I membri dell'Associazione Internazionale per la Coscienza di Krsna ricevono uno dei nomi di Sri Krsna o di un Suo devoto, seguito da suffisso dasa al maschile e dasi al femminile che significa servitore o servitrice. Per esempio, il nome Krsna dasa significa servitore di Krsna.

© Bhaktivedanta Book Trust  Tutti i diritti riservati

RITORNO A KRISHNA  Pubblicazione registrata presso il tribunale di Milano n° 199 del 13/03/89

Vol. 9 N. 2 - marzo-aprile 1997

Fotolito: Fotolitografie Fiorentine, Dicomano, FI

Stampa: Zincografica Fiorentina, Pontassieve, FI.


Sped. abb. art. 2 legge 549/95 comma 27 Fil. Firenze










INNUMEREVOLI INCARNAZIONI
Una lezione di Srila Prabhupada

VRINDAVANA
Il luogo in cui Krsna continua ad essere presente

SRIMAD BHAGAVATAM
In esclusiva la pubblicazione dell'undicesimo Canto

SRILA PRABHUPADA LILAMRTA
La biografia di Prabhupada

MAESTRI IN CUCINA
Fantasie di Verdure

I DIALOGHI DI SRILA PRABHUPADA
Il piacere più elevato in una cultura degradata

VIVIAMO PIU' DI UNA VOLTA?
Vite passate ed esperienze premorte

IL MAHABHARATA
Continua il grande racconto epico

CALENDARIO VAISNAVA
Ricorrenze, Festività e Celebrazioni della tradizione vaisnava, così come concepite in accordo al calendario vedico



A.C. Bhaktivedanta
Swami Prabhupada,
fondatore del
Movimento Hare
Krsna















INNUMEREVOLI INCARNAZIONI

Sri Krsna discende in molte forme
per riportarci indietro da Lui.

Estratto di una conferenza tenuta a Los Angeles l'1 Ottobre 1972
da Sua Divina Grazia A.C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada
FondatoreAcarya dell'Associazione Internazionale per la Coscienza di Krsna

"Oh brahmana, le incarnazioni del Signore sono innumerevoli, come ruscelletti che sgorgano da fonti d'acqua inesauribili"
(SrimadBhagavatam, 1.3.26)

Non c'è limite alle incarnazioni di Dio, proprio come non c'è alcun limite alle onde dell'oceano. Sattva-nidheh. Nidhi significa "oceano" e sattva significa "esistenziale". Sattva significa anche "virtù". In questo mondo materiale ci sono tre influenze della natura: virtù, passione e ignoranza. Ma la vera virtù si trova nel mondo spirituale.
Nel mondo materiale la virtù è considerata, naturalmente, la qualità più elevata, ma tale virtù è soggetta al contagio delle altre due qualità: la passione e l'ignoranza. E' esposta al contagio. E la virtù è anche causa di schiavitù. Come la passione e l'ignoranza sono causa di schiavitù, anche la virtù materiale è causa di schiavitù.
Quindi dobbiamo trascendere anche la virtù materiale. Quando ci troviamo stabilmente situati in virtù, allora la nostra è vita spirituale. La virtù disturbata dalla passione e dall'ignoranza non è perfetta. Perciò a volte vediamo che uno studente compie ogni cosa per bene, in virtù, ma poi viene attaccato dalla passione e dall'ignoranza e rimane intrappolato. La vera virtù, non attaccata dalla passione e dall'ignoranza, è in Dio. Hareh sattva-nidheh. La piattaforma spirituale è chiamata sattvam visuddham, virtù non intaccata da altre qualità. Visuddham significa "completamente pura, non adulterata". Finché siamo sulla piattaforma materiale, la virtù è soggetta all'alterazione, proprio come può capitare che il latte acquistato al mercato sia adulterato. Sebbene ci siano molte leggi dello Stato contro la sofisticazione, la gente ha la tendenza ad alterare e perciò non è possibile avere cose pure. L'intera atmosfera è inquinata.
Quindi in questo mondo anche la cosiddetta virtù è causa di prigionia. Si ha la tendenza a pensare: "Ora sono un vaisnava, un devoto. Sono diventato un erudito". Ma Dio è talmente esperto che dice: "Se sei così bravo, allora combatti la passione è l'ignoranza". E la persona fallisce. Cade vittima della passione e dell'ignoranza.
Solo con il puro servizio devozionale è possibile rimanere nella pura virtù. Altrimenti la virtù sarà adulterata.
In che cosa consiste quel puro servizio devozionale? Anyabhilasita-sunyam. Puro servizio devozionale significa non avere desideri materiali. I desideri materiali alterano la virtù. Per esempio, se sei un brahmacari  in virtù  ma pensi sempre alle donne e al sesso, questa è un'alterazione della tua virtù. Tale persona è definita un'imbrogliona nella Bhagavad-gita.
Perciò dobbiamo pensare sempre a Krsna. Altrimenti non appena c'è una fessura, maya s'infiltra ed altera la nostra virtù. Sri Krsna dice nella Bhagavad-gita (14.26):

mam ca yo 'vyabhicarena
bhaktiyogena sevate
sa gunan samatityaitan
brahmabhuyaya kalpate

Chiunque si impegni nel servizio devozionale senza alcuna sofisticazione può superare le tre influenze del mondo materiale. In quel momento si spiritualizza completamente.



Scintille spirituali

Tutti noi siamo anime spirituali, particelle infinitesimali di Dio ma ora siamo coperti dalle qualità materiali. Siamo separati da Dio perché a causa dell'invidia vogliamo imitare Dio.
"Dio è il goditore? Perché non posso esserlo io?"
"Sì  dice Dio  diventa tu il goditore".
Quindi cadiamo nel mondo materiale. Possiamo paragonare Dio a un fuoco e l'anima spirituale alla scintilla di quel fuoco. Se una scintilla si stacca dal fuoco e va a cadere sulla paglia, provocherà un fuoco. Se la scintilla va a cadere su vegetazione fresca ci sarà del calore. La scintilla non si estinguerà immediatamente. Ma se una scintilla cade nell'acqua, si spegnerà immediatamente.
Quando un'anima spirituale caduta entra in contatto con l'influenza della virtù, è paragonabile a una scintilla che cade sull'erba secca. Una persona situata sotto l'influenza della virtù ha quasi raggiunto la piattaforma spirituale. L'influenza della virtù include i requisiti braminici: veridicità, semplicità, piena conoscenza, controllo dei sensi, controllo della mente, applicazione pratica della conoscenza nella vita e completa fede in Dio.
L'influenza della passione può essere vista nel forte desiderio di godere del mondo materiale. Generalmente i re e i politici si appassionano molto nell'usurpare la proprietà altrui o nell'attaccare altre nazioni.
E l'influenza dell'ignoranza: "Va bene, ora mangio qualcosa e poi dormo". Tutto qui. Questa è ignoranza. Un persona influenzata dall'ignoranza è soddisfatta di avere una buona opportunità di dormire.
Bisogna trascendere le tre influenze del mondo materiale. E tutti possono farlo.
Krsna non dice che solo chi è situato in virtù, chi ha qualità braminiche, può essere impegnato nel servizio devozionale. Impegnandosi nel servizio devozionale, si trascendono immediatamente le tre influenze. Si diventa più che brahmana, si diventa vaisnava. Un vaisnava trascende anche le qualità braminiche.
Ma senza nemmeno mantenere le qualità braminiche com'è possibile essere vaisnava? Diventare vaisnava non è cosa facile, ma Sri Caitanya lo ha reso facile, purché si aderisca ai principi regolatori. Basta cantare regolarmente Hare Krsna. Cantare Hare Krsna è l'agevolazione speciale per la gente di questa era. Cantando i nomi di Dio è possibile rimanere fissi nella posizione trascendentale. Non appena ci si situa al livello del canto senza offese, si trascendono le qualità materiali.
E' molto semplice. Non occorre studiare il Vedanta. Il Vedanta, ossia la conclusione della filosofia vedica, verrà rivelato:

yasya deve para bhaktir
yatha deve tatha gurau
tasyaite kathita hy arthah
prakasante mahatmanah

La filosofia del Vedanta sarà rivelata automaticamente. Non occorre studiare. Tutta la conoscenza del Vedanta sarà rivelata dall'interno purché si abbia una fede risoluta in Dio e nel maestro spirituale.



La misericordia di Krsna e del Guru

Nella Caitanyacaritamrta è detto che è possibile fare avanzamento nella vita spirituale grazie alla misericordia di Krsna e del guru. Non si deve superare il guru cercando di ottenere immediatamente la misericordia di Krsna. Non funzionerà. Occorre seguire i percorsi prestabiliti. E' sbagliato pensare: "Farò avanzamento spirituale senza un guru". Perfino se si vuole incontrare una persona importante è necessario passare per il tramite del suo servitore, occorre chiedere il permesso. Il servitore potrà dire alla persona importante: "Signore, un certo tal dei tali vuole vederla. Sembra una brava persona". "Oh?  dice il padrone  E' una brava persona? Va bene, falla entrare". La raccomandazione del servitore è necessaria.
Perciò noi cantiamo quotidianamente yasya prasadad bhagavat-prasadah: per la grazia del guru otteniamo la misericordia di Krsna. Yasyaprasadan na gatih kuto 'pi: ma se il guru non è soddisfatto, il discepolo non fa alcun avanzamento.
Nel verso di oggi è detto: "Ci sono molte incarnazioni". Anche il guru è un'incarnazione di Dio. Dio è dentro di te come caityaguru, il guru all'interno del tuo cuore. Krsna dice che Egli è presente nel cuore di ogni essere come Anima Suprema o Paramatma. Quindi il Paramatma è un'incarnazione di Dio. E quando il Paramatma - essendo molto misericordioso verso di te  si presenta davanti a te per insegnarti dall'esterno, si tratta del guru. Perciò è detto, saksad-dharitvena samastasastraih. Il guru è l'incarnazione della misericordia di Dio. Saksat significa "diretta". Hari-tvena significa che il guru è Hari, Dio. Samasta-sastraih significa "tutte le scritture". Questa affermazione non si trova in qualche parte delle scritture e in altre no. No. E' indicata in tutti i testi vedici. Inoltre è detto: uktas tatha bhavyata eva sadbhih. Uktah significa "è detto". Sadbhih significa "devoti". I veri devoti lo accettano. "Si, il guru è esattamente un rappresentante della misericordia di Krsna". Il discepolo deve rispettare il guru come Dio, ma il guru non dovrebbe dire: "Ora sono diventato Dio". Se dice così, allora immediatamente cade. Non può dire: "Sono un'incarnazione di Dio, quindi adorami". I guru mayavadi, impersonalisti, dicono: "non c'è differenza tra Dio e me", ma un vero guru dirà: "sono un servitore del servitore del servitore del servitore di Dio". Se bene onorato come Dio, il vero guru non dichiara mai di essere Dio. Dice: "Tra i servitori di Dio io sono il più caduto."



Illimitate incarnazioni

Come le onde provengono incessantemente dall'oceano, così da Dio le Sue innumerevoli incarnazioni. Perché no? Esistono innumerevoli universi, non un solo universo.

Abbiamo studiato nella Brahma-Samhita: yasyaikanisvasitakalam athavalambya jivanti lomavilaja jagadandanathah.
Jagadanda significa universo. In ogni universo c'è un natha, un controllore: Brahma. Quindi provate a immaginare. A causa dell'inspirazione e dell'espirazione di Maha-Visnu nell'oceano Causale, molti universi vengono creati. E in ogni universo ci sono molti pianeti. Quindi provate a immaginare quante incarnazioni sono necessarie per illuminare le persone di ogni universo.
Siamo tutti figli di Dio eppure cerchiamo di dimenticarLo. Ma Dio non può dimenticarci perché siamo suoi figli. Dio sta cercando di redimerci. Krsna Stesso viene a dirci: "Perché stai qui a marcire? Perché non vieni? Abbandonati a Me e sii felice".
"No, lavorerò qui". Da Brahma fino ai porci, tutti nel mondo materiale cercano di essere felici lavorando. Loro non si arrenderanno a Krsna, ma Krsna vuole che essi tornino a casa, da Dio. Perciò dice nella Gita (18.66):

sarvadharman parityajya
mam ekam saranam vraja
aham tvam sarvapapebhyo
moksayisyami ma sucah

"Avete commesso molte attività peccaminose durante la vostra esistenza materiale. Non c'è limite. Ma se vi arrenderete a Me, immediatamente vi renderò immuni da tutte le reazioni della vostra vita peccaminosa. Immediatamente".



Misericordia per Jagai e Madhai

Krsna desidera soltanto che noi rinunciamo alle nostre attività peccaminose e ci abbandoniamo a Lui. Ciò è dimostrato dalla storia di Sri Caitanya con la liberazione di Jagai e Madhai. Questi fratelli erano molto peccaminosi. Erano impegnati nel sesso illecito, nell'uso di intossicanti, nel gioco d'azzardo e mangiavano carne. Erano nati in una buona famiglia di brahmana ma a causa di cattive associazioni erano diventati degli ubriaconi, giocatori d'azzardo, mangiatori di carne e cacciatori di prostitute. Non facevano che creare disturbo.
Persone di questo tipo creano sempre disturbo. Il mondo intero ora è disturbato. Perché? Perché è pieno di uomini di questa specie: dediti all'alcool e al gioco d'azzardo, mangiatori di carne e sempre a caccia di donne. E la gente si aspetta la pace. Sciocchezze. Dov'è la pace? Prima di tutto educate la gente ad astenersi dal peccare. Poi parlate di pace. Altrimenti non può esserci pace.
Quindi questi due fratelli creavano disturbo per le strade e si era formata una folla. Sri Nityananda e Haridasa Thakura, intimi associati di Caitanya Mahaprabhu, erano fuori a predicare. Sri Caitanya vide la folla e chiese: "Cos'è questa folla?". Qualcuno rispose: "Ci sono due fratelli molto peccaminosi che creano disturbo. Così si è formata una folla".
Nityananda Prabhu disse ad Hari dasa Thakura: "Perché non salvare questi due fratelli? Sarebbe un buon credito per Caitanya Mahaprabhu".
Questo è il sentimento del predicatore. Vuole che il credito vada al suo maestro non a se stesso, anche se deve rischiare la propria vita.
Quando Nityananda avvicinò Jagai e Madhai per chiedere loro di cantare Hare Krsna, uno dei fratelli lo colpì sulla testa con una pietra e gli fece uscire del sangue.
Sri Nityananda disse: "Va bene, Mi hai ferito. Il sangue scorre fuori ma non importa. Canta Hare Krsna".
Sri Nityananda ci sta mostrando come predicare. Non dovremmo solo starcene da qualche parte al sicuro a cantare Hare Krsna. No, dobbiamo uscire e incontrare i Jagai e i Madhai. Questa è la missione di Sri Caitanya Mahaprabhu perché il mondo è pieno di Jagai e Madhai.
Quando Sri Caitanya Mahaprabhu sentì che uno dei fratelli aveva ferito Nityananda Prabhu, s'incollerì,
divenne come un fuoco. Se un devoto vede che Visnu o un vaisnava viene insultato, dovrebbe infiammarsi. Sri Caitanya insegnò trnad api sunicena: un devoto dovrebbe essere umile come un filo d'erba sulla strada. Ma quando è il Signore o il devoto del Signore ad essere insultato, il devoto non dovrebbe essere come un filo d'erba, dovrebbe essere come il fuoco. Caitanya Mahaprabhu mostrò questo con l'esempio. Si incollerì moltissimo. "Ucciderò immediatamente questi due fratelli!".
Ma Nityananda Prabhu supplicò: "Oh, mio caro Signore, in questa incarnazione Tu hai promesso di non accettare alcuna arma. Nella Tua incarnazione come Sri Ramacandra prendesti le armi. Anche come Krsna prendesti le armi, ma questa volta Tu vuoi liberare queste due povere anime. Quindi non ucciderli. Perdonale, accettale".
Nityananda Prabhu è il guru originale, e mostrò che il compito del guru consiste nell'essere molto misericordioso. Jagai e Madhai caddero ai piedi di Sri Caitanya e dissero: "Siamo molto peccaminosi, abbiamo commesso degli errori. Per favore, perdonaci".
Sri Caitanya Mahaprabhu pose una condizione: "La vostra vita è piena di attività colpevoli. Quindi se voi soltanto promettete di non peccare più, allora vi accetterò".
Jagai e Madhai dissero "Signore, non commetteremo più questi peccati". Questo voto è necessario. Quando prendete l'iniziazione, voi promettete: "Niente sesso illecito, niente intossicanti, niente carne né gioco d'azzardo". Ma se in privato fate queste cose, che razza di persone siete? Non siate degli imbroglioni. Quando promettete di non fare queste cose, non riprendete a farle. Allora rimarrete in virtù. Nessuno potrà disturbarvi, ma se voi silenziosamente vi contaminate, allora la virtù se ne andrà.
Questo è l'avviso. Una volta iniziati con la promessa di non commettere nuovamente queste cose sciocche, rimarrete perfettamente in virtù. Maya non potrà far niente. Ma se ingannate voi stessi, ingannate il vostro maestro spirituale; allora imbrogliate Dio e sarete imbrogliati da maya.















Vrindavana

Il luogo in cui Krsna continua a essere presente

Sri Krsna in questa Sua affascinante forma di pastorello, da sempre attrae milioni di devoti che con grande devozione Lo ricordano e Lo adorano, attraverso il canto, la danza, la preghiera e la ripetizione delle Sue gesta straordinarie.
Teatro principale dei Suoi passatempi è la sacra terra di Vrindavana, un luogo al di fuori del tempo per coloro i quali riescono a vederlo con gli occhi spalmati del balsamo della devozione.

di Rasika devi dasi

"Vrndavana è un luogo meraviglioso, i fiori sono sempre in boccio ed i cerbiatti corrono liberamente nella foresta. Gli uccelli cantano melodiosamente mentre i pavoni aprono artisticamente le danze. Le api ronzano intorno ai fiori e i cucù cantano su cinque note. I laghi di Vrndavana sono circondati dall'erba verde e dai fiori di loto il cui polline è trasportato dalla brezza che soffia gentile. Qua e là scorrono cascate di acqua cristallina il cui dolce suono copre il canto dei grilli impreziosendo il paesaggio già incantevole."
Quando Sri Krsna apparve sulla Terra 5000 anni fa, portò con sé i suoi compagni più cari, i suoi aiutanti ed anche la Sua meravigliosa dimora: Vrndavana. Vrndavana si trova in India, a circa cento chilometri da New Delhi, ed è l'esatta copia della Vrndavana spirituale. E' stata creata dalla potenza interna di Krsna ed è parte di Lui. Vrndavana non può esistere senza Krsna e Krsna non può esistere senza Vrndavana. Per questo, tutto ciò che riguarda Vrndavana è trascendentale: i suoi alberi sono alberi dei desideri, il suolo è cosparso di pietre filosofali e l'acqua è dolce come il nettare. Le parole sono musica ed ogni movimento una danza. Nessun momento viene mai disperso, non c'è presente, passato o futuro. Sebbene appaia nel mondo materiale, Vrndavana non ne è parte. E' eterna ed è situata al di là dei ripetuti cicli di creazione e distruzione dell'universo materiale.



Dodici foreste

Vrndavana è costituita da dodici foreste attraverso le quali scorre il fiume Yamuna. Cinque foreste adornano la riva orientale del fiume Yamuna: Bhadravan, Bhandiravan, Bilvavan, Lohavan e Mahavan.
Balarama, il fratello maggiore di Sri Krsna, governa queste cinque foreste dove è solito divertirsi con i suoi compagni. Sri Sri Radha e Krsna, invece, governano le sette foreste situate sulla riva occidentale del fiume Yamuna: Bahulavan, Kamyavan, Khadiravan, Kumu-davan, Madhuvan, Talavan e Vrndavana. Le dodici foreste sono conosciute nell'insieme con il nome di Vrndavana, sebbene la più importante di esse sia specificatamente chiamata vrndavana. Protetta da Vrnda Devi è la preferita di Sri Krsna che l'ha scelta per i suoi divertimenti.



Srimati Vrnda Devi

La parola "vana" significa foresta. Vrndavana è il nome dato alla foresta in cui Srimati Vrnda Devi cresce profusamente. Vrnda Devi nacque come la figlia dell'imperatore Kedera, un re molto pio che raggiunse la perfezione spirituale. Sua figlia Vrnda Devi praticò austerità per 60.000 anni nella foresta e, dopo aver santificato la foresta con la sua presenza, raggiunse Goloka Vrndavana. Da allora quella foresta fu nota con il nome di Vrndavana. Visnu soddisfatto di Vrnda Devi diede alla foresta di Vrndavana le benedizione secondo la quale qualsiasi austerità compiuta in quel luogo avrebbe portato immediati ed eccellenti risultati.



Il fiume Yamuna

Il Brahma Vaivarta Purana narra che un giorno, mentre Srimati Radharani sedeva in solitudine aspettando l'arrivo di Krsna le giunse la notizia che Egli stava invece godendo della compagnia di Viraja Devi nel suo giardino. Irata, Srimati Radharani, si recò immediatamente sul luogo e maledisse Viraja Devi a diventare un fiume che sarebbe disceso nel mondo materiale. Sri Krsna però la rassicurò dicendole che le sarebbe sempre stato vicino e che sarebbe diventata una delle sue mogli. Dopo aver offerto i suoi omaggi a Sri Krsna, Viraja cominciò il suo viaggio nella forma del fiume Yamuna. Durante il suo percorso incontrò il fiume Gange che stava scendendo nel mondo materiale per purificare gli esseri viventi. Le acque dei due fiumi si mischiarono e proseguirono unite fino ad arrivare sui monti Himalaya, dove si divisero e apparvero separatamente. Yamuna attraversa Indraprasta
(Delhi) fino ad arrivare a Vrndavana, dove inizia a scorrere molto lentamente attraverso le dodici foreste. Dopodiché, riluttante, ricomincia il suo percorso fino a Prayaga dove si incontra di nuovo con il fiume Gange. Quando Sri Krsna apparve su questa Terra cinquemila anni fa si divertiva a bagnarsi nelle acque chiare dello Yamuna che, per questo, è considerato il fiume più sacro e chi si bagna nei suoi flutti si libera immediatamente dal ciclo di nascita e morte ottenendo così la possibilità di servire i piedi di loto di Sri Krsna.



Radha kunda e Syama kunda

Dopo che Krsna ebbe ucciso il demonetoro Aristasura le gopi Gli consigliarono di purificarsi dall'uccisione peccaminosa di una mucca bagnandosi in tutti i fiumi sacri presenti nei tre mondi. Sri Krsna rispose premendo il suo tallone nel suolo e facendo un buco profondo chiamò tutti i fiumi sacri che immediatamente Gli apparvero dinanzi per riempire la depressione da Lui prodotta dando così origine a un laghetto, il Syamakunda. Dopo essersi bagnato nelle acque sacre Sri Krsna cominciò a stuzzicare le gopi con parole scherzose. Srimati Radharani e le gopi risposero creando a loro volta un lago scavando nel punto il cui il demone Aristasura aveva lasciato la sua gigantesca impronta. Quando Sri Krsna si offrì di riempire il loro lago con l'acqua proveniente dal Suo, Srimati Radharani rifiutò insistendo che l'acqua del kunda di Krsna era inquinata. Srimati Radharani chiese alle gopi di disporsi 'a catena' in modo tale che avrebbero potuto riempire il Suo lago attingendo l'acqua dal Manasi Ganga situato a circa cinque chilometri dal Radhakunda. I fiumi sacri personificati che si erano riuniti per riempire il Syamakunda pregarono Srimati Radharani di poter riempire anche il Suo kunda e ottenutone il permesso l'ottavo giorno della luna calante del mese di Kartika, poco prima della mezzanotte, ruppero gli argini del Syamakunda e si gettarono nel Radhakunda.



La magia che copre Vrndavana

Vrndavana oggigiorno appare trascurata e cadente, per niente assomigliante a un paradiso terrestre.
E con il trascorrere del Kali yuga potrebbe degradarsi ancora di più. Srila Prabhupada ci ha spiegato come, a causa dell'empietà, Vrndavana si stia riducendo ad un deserto che continuerà ad avanzare in futuro. Così non dobbiamo giudicare Vrndavana dalla sua apparenza esterna.
L'apparente mancanza di decoro del luogo è provocata dall'azione di yogamaya, la potenza illusoria di Sri Krsna che copre Vrndavana per proteggerla dagli atei e dai materialisti.
Potremo percepire la Vrndavana autentica solamente quando i nostri sensi saranno stati purificati a tal punto da permetterci di vedere oltre l'energia illusoria.




Figure:

Qui a lato alcune particolari vedute della stupenda area intorno a Vrndavana. Sia i kunda sia i gatha, luoghi preposti per il bagno dei pellegrini nelle acque sacre della Yamuna o di altri bacini, sono meta e oggetto di culto ed adorazione dei devoti di tutto il mondo.

La collina Govardhana
La collina Govardhana riprende la posa di un pavone nel quale i due laghi Radhakunda e Syamakunda sono i suoi occhi.
Govardhana ospita ogni giorno Krsna ed i suoi amici pastorelli con tutte le loro mucche. E' la migliore devota di Sri Krsna ed essendo sempre toccata dai piedi di loto di Sri Krsna è anche la più fortunata.















Tra tutte le scritture vediche il più illuminante testo che descrive la Personalità di Sri Krsna

SRIMADBHAGAVATAM

'UNDICESIMO CANTO'



Scritture Vediche

SRIMADBHAGAVATAM

Abbiamo un grande piacere nel pubblicare la versione inedita in lingua italiana dello SrimadBhagavatam, undicesimo canto, la parte conclusiva del grande classico della spiritualità compilato cinquemila anni fa da KrsnaDvaipayana Vyasa, tradotto dall'originale sanscrito da Sua Divina Grazia A.C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada, e completato dai suoi discepoli.
Lo SrimadBhagavatam, l'essenza di tutte le Scritture Vediche, è la scienza spirituale che ci permette di conoscere non solo la sorgente ultima di ogni cosa, l'Essere Supremo, ma anche la relazione che ci unisce a Lui, e spiega inoltre che il nostro dovere è di agire per migliorare la società umana sulla base di questa conoscenza infallibile.
Chi fosse interessato all'intera opera può contattare la Bhaktivedanta Book Trust Italia.



CANTO 11

CAPITOLO 1


LA MALEDIZIONE CONTRO LA DINASTIA YADU

SPIEGAZIONE AL VERSO 5


(Continua)
In India esiste una classe di uomini che si fa
chiamare nityananda-vamsa; essi pretendono di
essere discendenti diretti di Sri Nityananda, e
per questo si ritengono degni del più alto rispetto
per la loro posizione nel servizio devozionale. A
questo proposito, Srila Prabhupada ha scritto ne
Il Nettare della Devozione: "Nel Medio Evo,
dopo la scomparsa del grande compagno di Sri
Caitanya, Sri Nityananda, una classe di
sacerdoti dichiarò di appartenere alla famiglia dei
discendenti di Nityananda e volle essere
riconosciuta come "la casta dei gosvami". Non
solo, ma essi affermavano anche che la pratica e
la diffusione del servizio devozionale era
monopolio della loro particolare casta, nota in
seguito come nityananda-vamsa. Fu così che
essi godettero per qualche tempo di un potere
artificiale, finché Srila Bhaktisiddhanta Sarasvati
Thakura, il potente acarya della Gaudiya
Vaisnava sampradaya, distrusse
completamente la loro teoria. Per qualche tempo
ci fu una lotta serrata, ma alla fine giunse la
vittoria, ed ora è stata ristabilita anche nella
pratica la verità che il servizio devozionale non è
limitato a una particolare categoria di uomini.
Inoltre, chiunque sia impegnato nel servizio
devozionale deve già essere considerato un
brahmana di classe elevata. Così, la battaglia di
Srila Bhaktisiddhanta Sarasvati Thakura a
sostegno di questo movimento fu coronata dalla
vittoria. E' soltanto su questa base che qualsiasi
persona, da qualunque parte dell'universo
provenga, può diventare un Gaudiya Vaisnava."
In altre parole, l'essenza della conoscenza
spirituale consiste nel fatto che qualsiasi essere
vivente, a prescindere dalla sua attuale posizione
nella vita, è originariamente un servitore del
Signore Supremo, e la missione del
Signore consiste nel riportare a Sé tutte
queste anime cadute. Indipendentemente
dal suo passato, qualunque essere
vivente abbia la volontà di sottomettersi
nuovamente ai piedi di loto del Signore
Supremo o del Suo rappresentante
autentico, può purificarsi seguendo
rigidamente le regole del bhakti-yoga e
agire così come un brahmana molto
elevato. Tuttavia, i discendenti del
Signore per via seminale pensano di aver
acquisito il carattere e la posizione del
loro antenato. Così il Signore Supremo,
l'amico benevolo dell'intero universo e
specialmente dei Suoi devoti, confonde il
potere di discriminazione dei propri
discendenti in modo a tal punto
contraddittorio da farli considerare
devianti, mentre resta riconosciuta la
vera qualifica del rappresentante del
Signore, che è quella di una
incondizionata sottomissione alla volontà
di Krsna.



VERSI 6-7

sva-murtya loka-lavanya-
nirmuktya locanam nrnam
girbhis tah smaratam cittam
padais tan iksatam kriyah

acchidya kirtim su-slokam
vitatya hy anjasa nu kau
tamo 'naya tarisyantity
agat svam padam isvarah

sva-murtya: con la Sua propria forma;
loka: di tutti i mondi materiali; lavanya:
la bellezza; nirmuktya: che fa
scomparire; locanam: (Egli attraeva) gli
occhi; nrnam: degli esseri umani;
girbhih: con le Sue parole; tah
smaratam: di coloro che Le
ricordavano; cittam: la mente; padaih:
con i Suoi piedi; tan iksatam: di coloro
che li vedevano; kriyah: le attività fisiche
(come il camminare, ecc.); acchidya:
avendo attratto; kirtim: le Sue glorie;
su-slokam: glorificate dai versi migliori;
vitatya: avendo diffuso; hi: certamente;
anjasa: facilmente; nu: in verità; kau:
sulla Terra; tamah: l'ignoranza; anaya:
con quelle (glorie); tarisyanti: le
persone attraverseranno;
iti: così pensando; agat: Egli raggiunse; svam
padam: la posizione che desiderava; isvarah: il
Signore.



TRADUZIONE

Dio, la Persona Suprema, Krsna, è la
sorgente inesauribile di ogni bellezza. Tutto ciò che è bello emana da Lui, e la Sua forma
personale è così attraente da allontanare gli occhi da qualsiasi altro oggetto, che appare
subito privo di fascino se paragonato a Lui. Quando Sri Krsna era sulla Terra, attraeva
a Sé gli occhi di tutti. Quando Krsna parlava, le Sue parole affascinavano la
mente di tutti coloro che le ricordavano. Vedendo le impronte dei piedi di Sri Krsna,
le persone si sentivano attratte da Lui, e desideravano diventare Suoi seguaci per
dedicarGli le attività del loro corpo. Fu così che Krsna diffuse molto facilmente le Sue
glorie che sono cantate in tutto il mondo dai versi vedici più sublimi e significativi. Sri
Krsna pensava che grazie al semplice ascolto e al canto di queste glorie, le anime
condizionate, destinate a nascere nelle ere successive, avrebbero potuto attraversare
le tenebre dell'ignoranza. Soddisfatto della situazione, Egli partì per la destinazione
desiderata.



SPIEGAZIONE

Secondo Sridhara Svami, questi due versi
indicano che Sri Krsna, dopo aver raggiunto tutti gli scopi per i quali era disceso, tornò nel
Suo regno spirituale. E' naturale che gli abitanti del mondo materiale aspirino a vedere un
oggetto attraente. Nel corso della nostra vita di materialisti, però, la nostra coscienza è
contaminata dall'influsso delle tre influenze della natura, e perciò aspiriamo a godere di oggetti
materiali pieni di bellezza e di piacere. Il procedimento della gratificazione dei sensi
materiali è imperfetto, perché le leggi della natura materiale non ci permetteranno di essere felici o
soddisfatti da questo genere di vita. Per sua costituzione, l'essere vivente è un eterno
servitore di Dio, ed è fatto per apprezzare l'infinita bellezza e l'infinito piacere del Signore
Supremo. Sri Krsna è la Verità Assoluta, e la fonte di ogni bellezza e piacere. Servendo
Krsna anche noi potremo condividere il Suo oceano di bellezza e di piacere, e in questo
modo anche il nostro desiderio di vedere cose belle e di godere della vita sarà pienamente
soddisfatto. La mano per esempio, non può gustare il cibo indipendentemente, ma può
assimilarlo indirettamente se lo porta allo stomaco. Similmente, servendo Sri Krsna,
l'essere vivente, che è parte integrante del Signore, proverà una felicità illimitata.
Il Signore Supremo e inconcepibile, Sri Krsna, manifestando la Sua vera forma, liberò gli esseri
viventi dalla falsa ricerca di forme estranee alla Sua stessa forma, forma che è in se stessa la
fonte di ogni bellezza. Contemplando i Suoi piedi di loto, gli esseri fortunati potevano
comprendere la differenza tra gli sforzi irreligiosi dei karmi, che cercano un godimento
grossolano per la propria gratificazione dei sensi, e la pratica che consiste nel collegare le proprie
attività col servizio offerto al Signore. Benché i filosofi siano eternamente impegnati nella
speculazione sulla natura di Dio, Sri Krsna liberò direttamente le anime, i jiva, da ogni equivoco speculativo sulla Sua persona, manifestando la Sua vera forma e le Sue attività
trascendentali. In superficie, la forma personale di Krsna, le Sue parole e le Sue attività possono
essere simili a quelle delle comuni anime condizionate. Srila Bhaktisiddhanta Sarasvati
Thakura spiega che questa apparente somiglianza tra le attività del Signore e quelle
degli esseri viventi è una misericordiosa concessione del Signore che permette alle anime
condizionate di sentirsi attratte da Lui, con la conseguenza che esse potranno diventare degne
di tornare nel Suo regno, per godere là di una vita eterna di felicità e conoscenza. Mostrando la
propria forma spirituale e il proprio regno agli esseri viventi in un modo tangibile per loro, Sri
Krsna eliminò la loro falsa tendenza alla gratificazione, liberandoli da una radicata
indifferenza verso la Sua persona. Come è spiegato nella Bhagavad-gita, chi riesce a
comprendere la posizione di Sri Krsna, Dio, la Persona Suprema, non ricadrà più nella rete
dell'illusione materiale. Grazie alle descrizioni delle Scritture vediche autentiche, una simile
caduta può essere evitata impegnandosi costantemente nell'ascolto della forma e della
bellezza del Signore, che sono uniche e trascendentali.
Com'è spiegato nella Bhagavad-gita (2.42-43):

yam imam puspitam vacam
pravadanty avipascitah
veda-vada-ratah partha
nanyad astiti vadinah

kamatmanah svarga-para
janma-kamra-phala-pradam
kriya-visesa-bahulam
bhogaisvarya-gatim prati
"Gli uomini di scarsa conoscenza sono molto attratti dal linguaggio fiorito dei Veda i quali raccomandano varie attività interessate per elevarsi ai pianeti celesti al fine di ottenere una buona nascita, il potere e altri benefici. Essi
desiderando la gratificazione dei sensi e una vita opulenta, affermano che non esiste null'altro che
questo." D'altra parte, alcune parti delle Scritture vediche
sono concepite appositamente per concedere la gratificazione dei sensi alle anime condizionate, e
simultaneamente guidarle verso l'obbedienza alle ingiunzioni delle Scritture vediche. Quelle parti
dei Veda che raccomandano le attività interessate in vista della gratificazione dei sensi
sono pericolose in se stesse, perché l'essere vivente che si dedica a queste attività viene
facilmente intrappolato dal piacere materiale di facile reperimento e finisce col trascurare
l'obiettivo finale dei Veda. La meta suprema dei Veda consiste nel riportare l'essere vivente alla
sua coscienza originale, in cui egli agisce come eterno servitore di Dio, la Persona Suprema.
Rendendo servizio al Signore, l'essere individuale può godere di una illimitata felicità spirituale nel
Suo stesso regno e in compagnia del Signore. Così, chi desidera seriamente progredire nella
coscienza di Krsna dovrebbe ascoltare in modo specifico le Scritture vediche che trattano del
puro servizio devozionale offerto al Signore. Bisogna ascoltare queste Scritture da coloro che
sono molto elevati nella coscienza di Krsna ed evitare le interpretazioni che stimolano i desideri
di piacere materiale. Quando riesce finalmente a comprendere la
differenza tra le cose temporanee di questo mondo e le attività trascendentali di Sri
Trivikrama, Krsna, l'essere infinitesimale si dedica al Signore e rimuove dal proprio cuore la
fosca copertura della materia, senza più desiderare la gratificazione dei sensi che si
sperimenta nelle due direzioni, della colpa e della virtù. In altre parole, benché in questo mondo le
persone siano considerate virtuose o colpevoli, a livello materiale entrambe le vie sono seguite per
il proprio piacere personale. Quando l'anima fortunata riesce a comprendere che la vera
felicità consiste nel dar piacere a Krsna, Krsna stesso la riporta nel Suo regno, che è chiamato
Goloka Vrndavana. Secondo Bhaktisiddhanta Sarasvati Thakura, il Signore dà innanzitutto
all'anima sincera la possibilità di ascoltare i Suoi divertimenti. Quando l'attrazione spontanea
verso questi racconti, si intensifica nel devoto, il Signore gli concederà la possibilità di prendere
parte ai Suoi divertimenti spirituali, così come essi appaiono in questo mondo. Partecipando ai
divertimenti del Signore in un particolare universo, l'essere vivente si distaccherà
completamente dal mondo materiale, e infine il Signore lo ricondurrà nella Sua dimora
personale, nel cielo spirituale. Gli sciocchi non possono comprendere questo
reale beneficio offerto dal Signore, ma Sri Krsna agisce per il loro bene, liberandoli dalla
loro concentrazione nel falso godimento del mondo temporaneo. Il Signore ottiene questo
risultato manifestando di Persona la Sua superlativa bellezza trascendentale, le Sue parole
trascendentali e le Sue attività trascendentali. Srila Jiva Gosvami ha messo in evidenza
l'espressione: tamo 'naya tarisyanti. Essa indica che sebbene il Signore sia apparso
cinquemila anni fa, chiunque ascolti o glorifichi le attività, la
forma e le parole del Signore otterrà esattamente gli stessi benefici di coloro che le sperimentarono
personalmente ai tempi di Sri Krsna. In altri termini, sarà possibile anche per tale persona
attraversare le tenebre del mondo materiale e raggiungere la dimora del Signore. Così Srila
Jiva Gosvami conclude affermando che se tutti gli esseri viventi hanno la possibilità di
raggiungere una destinazione tanto elevata, certamente gli Yadava devono averla raggiunta,
essendo compagni personali del Signore. In questo verso è affermato che con la Sua
bellezza, Krsna rubò la vista delle persone che Lo vedevano. Il modo di parlare di Krsna era
così attraente che le persone che Lo ascoltavano rimanevano senza parole. Poiché generalmente
coloro che non possono parlare sono anche sordi, le parole del Signore rubavano anche
l'udito di coloro che Lo ascoltavano, in quanto essi non s'interessavano più dell'ascolto dei suoni
che non fossero le parole del Signore. Manifestando la bellezza delle Sue orme, Krsna
toglieva a coloro che le contemplavano la capacità di compiere attività di natura materiale.
Così con la Sua apparizione in questo mondo Krsna rubò i sensi degli esseri umani. In altre
parole, rese la gente cieca, muta, sorda, pazza e invalida sotto ogni altro aspetto. Per questo
Visvanatha Cakravarti Thakura chiede: "Dal momento che Egli ha portato via tutto ciò che la
gente possedeva, come si può giustamente chiamarLo misericordioso? Si può dire piuttosto
che Egli non è che un ladro." In questo modo, egli offre indirettamente le più alte lodi alla
bellezza del Signore. Visvanatha Cakravarti Thakura spiega inoltre che sebbene Krsna
avesse dato la liberazione ai demoni distruggendoli, e avesse dato il puro amore a
coloro che erano attratti da Lui, annegandoli nell'oceano della propria bellezza è possibile
affermare che Krsna non è una persona che distribuisce la carità senza discriminazione. E
Krsna è così misericordioso che non solo concesse la più alta benedizione agli abitanti
della Terra, ma conferì a grandi santi come Vyasadeva il potere di descrivere i Suoi
divertimenti con versi di alta poesia, in modo che le persone che sarebbero nate in futuro sulla
Terra avrebbero potuto facilmente superare l'oceano di nascite e morti grazie a queste glorie
che sono paragonate a un robusto vascello. In effetti, coloro che tra noi stanno ora godendo
delle glorie di Krsna grazie all'intermediario trasparente delle spiegazioni Bhaktivedanta allo
Srimad-Bhagavatam, per la misericordia di Sua Divina Grazia A.C. Bhaktivedanta Swami
Prabhupada, sono i fortunati destinatari della misericordia di Krsna, che Si mostrò
compassionevole perfino verso coloro che dovevano ancora nascere.
Citando il dizionario Amara-kosa, Srila Visvanatha Cakravarti Thakura ha anche
affermato, padam vyavasita-trana-sthana-laksmy-anghri-vastusu: le possibili definizioni di padam sono "ciò che è stato deciso", "il luogo di liberazione", "fortuna", "piede", oppure "oggetto". Perciò egli traduce il termine padam anche con il significato di vyavasita, "ciò che è stato deciso". In altre parole, l'affermazione agat svam padam isvarah indica non soltanto che Krsna tornò nella Sua dimora, ma che Krsna realizzò in questo modo il Suo desiderio. Quando diciamo che Krsna tornò nella Sua dimora eterna, la nostra affermazione implicherebbe che Krsna sia stato fino ad allora assente dalla propria dimora, e che ora vi stava tornando. In questo senso, Visvanatha Cakravarti Thakura precisa che sarebbe scorretto dire, nel significato comune, che Krsna
"tornò nella propria dimora". Secondo la Brahma-samhita, Dio, la Persona Suprema,
Krsna, è sempre presente nella Sua eterna dimora nel cielo spirituale. Eppure, nella Sua
misericordia incondizionata, Egli Si manifesta anche periodicamente in questo mondo
materiale. In altre parole, Dio è onnipresente. Perfino quando Egli è presente dinanzi a noi, Egli
è simultaneamente nella propria dimora. L'anima comune, il jiva, non è onnipresente come
l'Anima Suprema e quindi, a causa della sua presenza nel mondo materiale, è assente nel mondo spirituale. In effetti, la nostra sofferenza è causata da questa assenza dal mondo spirituale,
Vaikuntha. Invece Dio, la Persona Suprema, è onnipresente, e per questo motivo Visvanatha
Cakravarti Thakura traduce l'espressione agat svam padam col significato che Krsna ottenne
esattamente ciò che desiderava. Il Signore è onnipresente e autosufficiente nel realizzare i
Suoi perfetti desideri. La Sua apparizione e la Sua scomparsa in questo mondo non
dovrebbero mai essere paragonate alle attività materiali ordinarie.
Visvanatha Cakravarti ha citato un'affermazione di Uddhava all'inizio del terzo Canto dello
Srimad-Bhagavatam (3.2.7), in cui Uddhava paragona la scomparsa di Sri Krsna al tramonto
del sole. Nella sua spiegazione a questo verso, Srila Prabhupada ha scritto: "Il paragone di
Krsna con il sole è molto appropriato. Non appena il sole tramonta, appaiono
automaticamente le tenebre. Ma l'oscurità sperimentata dall'uomo comune non tocca
minimamente il sole, né all'alba né al tramonto. L'apparizione e la scomparsa di Sri Krsna sono
esattamente come quelle del sole. Egli appare e scompare in innumerevoli universi, e finché Si
trova presente in un particolare universo, lo riempie di ogni luce trascendentale, mentre
l'universo dal quale Egli scompare viene immerso nelle tenebre. I Suoi divertimenti, comunque,
sono eterni. Il Signore è sempre presente in qualche universo, così come il sole è presente sia
nell'emisfero occidentale sia in quello orientale. Il sole è sempre presente, in India o in America,
ma quando il sole si trova in America, l'emisfero indiano è immerso nel buio."
Srila Jiva Gosvami ha citato un verso tratto dalla fine dell'undicesimo Canto; esso chiarisce
ulteriormente che la dimora del Signore è eterna quanto il Signore stesso: "O Maharaja,
l'oceano inghiottì immediatamente Dvaraka, portando via la dimora
personale del Signore, che il Signore aveva abbandonato. Il Signore
Supremo, Madhusudana, è sempre presente a Dvaraka, ed è sufficiente il
Suo ricordo per distruggere ogni cattivo presagio. Esso è infatti il più propizio tra
tutti i luoghi propizi. (S.B. 11.31.23-24) Come il sole sembra essere inghiottito
dalla notte, così Krsna o la Sua dimora o la Sua dinastia sembrano scomparire,
ma in realtà il Signore e tutto ciò che Lo circonda, comprese la Sua dimora e la
Sua dinastia, sono eterni, proprio come il sole è sempre presente nel cielo. A
questo proposito, Srila Prabhupada spiega: "Come il sole appare il mattino e
sale gradualmente fino allo zenit, per tramontare di nuovo in un emisfero e
sorgere simultaneamente in un altro, così la scomparsa di Sri Krsna in un
universo e l'inizio dei Suoi differenti divertimenti in un altro universo
avvengono simultaneamente. Non appena un divertimento si conclude in
questo universo, subito si manifesta in un altro. E così il Suo nitya-lila, i Suoi
eterni divertimenti, continuano senza fine."



VERSO 8


sri-rajovaca brahmanyanam vadanyanam
nityam vrddhopasevinam
vipra-sapah katham abhud
vrsninam krsna-cetasam

sri-raja uvaca: il re disse;
brahmanyanam: di coloro che erano
rispettosi verso i brahmana;
vadanyanam: di coloro che erano
caritatevoli; nityam: sempre;
vrddha-upasevinam: impegnati nel
servizio degli anziani; vipra-sapah: la
maledizione dei brahmana; katham:
come; abhut: ebbe luogo; vrsninam:
dei Vrsni; krsna-cetasam: che
avevano sempre la mente
completamente assorta nel pensare a
Sri Krsna.



TRADUZIONE

Il re Pariksit chiese:
Come accadde che i brahmana
maledicessero i Vrsni, che erano
sempre rispettosi verso di loro,
caritatevoli e ben disposti a servire
le persone anziane ed elevate,
sempre assorti nel pensiero di Sri
Krsna?



SPIEGAZIONE

Generalmente i brahmana si incolleriscono con
coloro che mancano di rispetto all'ordine
brahminico, e dimostrano di essere privi di
sentimenti caritatevoli e evitano di servire le
persone anziane e rispettabili. I Vrsni, però, non
erano così degradati, e il re Pariksit li descrive
come brahmanyanam, sinceri seguaci della
cultura brahminica. Inoltre, anche se i brahmana
si fossero adirati, perché avrebbero dovuto
maledire i componenti della famiglia di Krsna
stesso? Essendo molto colti, i brahmana
dovevano sapere che opporsi ai compagni
personali del Signore Supremo costituisce
un'offesa. In questo verso la dinastia Yadu è
definita specificamente come vrsninam e
krsna-cetasam. In altre parole, si trattava della
famiglia stessa di Krsna, i cui componenti erano
sempre assorti nel pensiero di Lui. Perciò, anche
se per qualche ragione i brahmana li avevano
maledetti, com'era possibile che la maledizione
avesse qualche effetto? Queste sono le domande
di Pariksit Maharaja.
Benché i Vrsni siano definiti in questo verso
krsna-cetasam, sempre assorti nel pensare a
Krsna, il Bhagavatam indica chiaramente che
Krsna desiderava che i brahmana si adirassero
e maledicessero la dinastia Yadu. Il Signore
Supremo desiderava rimuovere la propria
dinastia personale dalla Terra, e fu per questo
che i ragazzi della famiglia stessa di Krsna
manifestarono un comportamento insolitamente
offensivo.
(Continua sul prossimo numero)















SRILA PRABHUPADA
LILAMRTA

La Biografia di un Santo del XX Secolo

di Satsvarupa dasa Gosvami

Prosegue la pubblicazione integrale della biografia di A.C. Bhaktivedanta Swami, così come presentata nel volume intitolato Srila Prabhupada Lilamrita.



Seconda Puntata

Un giorno, quando Abhay aveva tre anni, sfuggì a stento ad un incendio fatale.
Stava giocando con i fiammiferi davanti alla sua casa, quando la sua veste prese fuoco. Improvvisamente apparve un uomo che spense il fuoco. Abhay fu salvo, nonostante la piccola cicatrice sulla gamba.
Nel 1900, quando Abhay aveva quattro anni, una violenta pestilenza colpì Calcutta. Dozzine di persone morivano ogni giorno e a migliaia si allontanavano dalla città.
Quando sembrò che non fosse possibile bloccare l'epidemia, un vecchio babaji organizzò un sankirtana Hare Krishna per tutta la città. Indipendentemente dalla religione professata, Indù, Musulmani, Cristiani e Parsi si unirono, e un folto gruppo di persone passò di strada in strada, di porta in porta cantando i Santi Nomi Hare Krishna, Hare Krishna, Krishna Krishna, Hare Hare, Hare Rama, Hare Rama, Rama Rama, Hare Hare. Il gruppo arrivò alla casa di Gour Mohan, al 151 di Harrison Road, e Gour Mohan li ricevette con grande calore. Benché Abhay fosse un bambino, e raggiungesse con la testa solo i ginocchi dei cantanti, si unì anche lui alla danza. Poco dopo, la pestilenza si placò.
Gour Mohan era un puro vaisnava, ed educò suo figlio nella Coscienza di Krishna. Poiché anche i suoi genitori erano stati vaisnava, Gour Mohan non aveva mai toccato carne, pesce, uova, tè e caffè. Era di carnagione chiara ed era incline alla riservatezza. Di notte, chiudendo la sua bottega di tessuti, poneva al centro della stanza una scodella di riso affinché i topi affamati fossero soddisfatti e non mangiassero i suoi tessuti; poi tornava a casa. Gour Mohan leggeva la CaitanyaCaritamrita e lo SrimadBhagavatam, le Scritture fondamentali dei vaisnava del Bengala, cantava sul japa mala e adorava la divinità di Krishna. Era gentile e affettuoso e non avrebbe mai punito Abhay. Anche quando era obbligato a correggerlo, Gour Mohan prima si scusava: "Tu sei mio figlio ed è mio dovere correggerti. Anche il padre di Sri Caitanya Mahaprabhu Lo puniva, quindi non ti dispiacere."
Srila Prabhupada: I proventi di mio padre non superavano le duecentocinquanta rupie ma non ci trovavamo nel bisogno. Quando eravamo ragazzi, durante la stagione del mango, correvamo nell'area di gioco delle case e correndo tra gli alberi coglievamo i manghi. Mangiavamo i manghi per tutta la giornata non dovevamo pensare: "Potrò avere un mango?" Mio padre provvedeva sempre al cibo, i manghi costavano una rupia alla dozzina. La vita era semplice, ma vi era sempre abbondanza. Appartenevamo alla media borghesia, ma ricevevamo giornalmente quattro o cinque ospiti. Mio padre sposò quattro figlie e non si trovò mai in difficoltà. La nostra famiglia forse non viveva nel lusso, ma non vi era scarsità di cibo, di rifugio o di vestiario. Comprava ogni giorno due litri e mezzo di latte. Non amava fare acquisti al minuto, ma si riforniva di carbone per un anno con un carico completo. Eravamo felici, non eravamo infelici per il fatto di non poter comprare un'automobile. Mio padre diceva: "Dio ha dieci mani. Se vi vuole privare di qualcosa, con due sole mani quanto potreste protestare? E se vuole favorirvi con dieci mani, quanto potreste prendere con le vostre due mani?"
Mio padre si alzava un po' tardi, verso le sette o le otto. Poi dopo aver fatto il bagno, usciva per gli acquisti. In seguito, dalle dieci all'una, era impegnato nel puja, pranzava e andava al lavoro. Nel suo negozio si riposava per un'ora. Tornava a casa dal lavoro alle dieci di sera, e di nuovo si impegnava nel puja. In realtà il suo vero impegno consisteva nel puja. Per il mantenimento si dedicava a qualche affare, ma il puja era il suo impegno principale. Noi andavamo a dormire, e nostro padre celebrava l'arati. Ding, ding, ding, udivamo la campanella, ci svegliavamo e lo vedevamo inchinarsi dinanzi a Krishna.
Gour Mohan si prefiggeva una meta vaisnava per suo figlio: voleva che Abhay diventasse un servitore di Radharani, un predicatore del Bhagavatam, e imparasse l'arte devozionale di suonare la mridanga. Riceveva regolarmente i sadhu nella sua casa e faceva sempre questa richiesta: "Vi prego, benedite mio figlio affinché Srimati Radharani sia soddisfatta di lui e gli conceda le Sue benedizioni".
Godendo della loro reciproca compagnia, padre e figlio passeggiavano per dieci miglia risparmiando i cinque paisa della tariffa tramviaria. Sulla spiaggia si fermavano a guardare uno yogi che per anni era stato seduto in un luogo senza muoversi. Un giorno il figlio dello yogi era seduto là e molta gente si era riunita intorno a lui; il figlio stava prendendo il posto di suo padre. Gour Mohan fece una donazione allo yogi e gli chiese di benedire suo figlio.
Quando la madre di Abhay espresse il desiderio che il figlio da grande diventasse un avvocato di lingua inglese (il che significava che avrebbe dovuto andare a Londra per studiare), uno degli "zii" Mullik pensò che fosse una buona idea, ma Gour Mohan non la volle nemmeno ascoltare; se Abhay fosse andato in Inghilterra, sarebbe stato influenzato dal modo di vestire e dalle abitudini europee. "Imparerà a bere e ad andare a caccia di donne", Gour Mohan obiettò, "non voglio il suo denaro." Fin dall'inizio della vita di Abhay, Gour Mohan aveva fatto i suoi piani. Assunse un suonatore professionista di mridanga affinché insegnasse ad Abhay i ritmi per l'accompagnamento di kirtana. Rajani era rimasta scettica: "Qual è lo scopo di insegnare a un bambino a suonare la mridanga? Non è importante." Tuttavia Gour Mohan nutriva il sogno di un figlio adulto che cantasse bhajana, suonasse la mridanga e recitasse lo SrimadBhagavatam.
Quando Abhay si sedette per suonare la mridanga, pur stendendo al massimo entrambe le braccia, con le sue piccole mani riusciva a stento a raggiungere le due opposte estremità del tamburo. Con il polso destro faceva ondeggiare la mano, secondo l'istruzione del maestro, e le sue dita producevano un suono regolare  tì nì tì nì tò  poi batteva l'estremità sinistra del tamburo con la mano sinistra aperta  bum bum . Con la pratica e l'età apprese gradualmente i ritmi fondamentali, e Gour Mohan lo guardava con grande piacere.
Era risaputo che Abhay era il figlio prediletto dei suoi genitori. Oltre ai vezzeggiativi infantili di Moti, Nandulal, Nandu e Kocha, sua nonna lo chiamava kacauri-mukhi per indicare la sua passione per i kacauri (una pasta speziata ripiena di verdure e fritta, molto comune nel Bengala). La nonna e la mamma gli davano i kacauri che egli conservava nelle molte tasche del suo piccolo vestito. A lui piaceva osservare i rivenditori occupati a cucinare sul bordo della strada, e accettava da loro e dai vicini i kacauri finché tutte le sue tasche erano piene.Talvolta quando Abhay chiedeva a sua madre di cucinare i kacauri per lui, lei rifiutava. Una volta accadde perfino che lo spedisse a letto. Quando Gour Mohan tornò e si informò dove fosse Abhay, Rajani rispose che le aveva fatto richieste eccessive e che per questa ragione lei lo aveva mandato a dormire senza kacauri. "No", disse il padre, "devi cucinarli per lui", poi svegliò Abhay e di persona cucinò per lui puri e kacauri. Gour Mohan era sempre molto condiscendente con Abhay e si preoccupava che suo figlio avesse tutto ciò che voleva. Quando tornava a casa la sera, Mohan era solito mangiare un po' di riso soffiato e Abhay sedeva talvolta vicino a lui per mangiare questo riso.
Una volta Gour Mohan comprò per Abhay un paio di scarpe importate dall'Inghilterra che costavano sei rupie. Ogni anno, per mezzo di un amico che viaggiava innanzi e indietro dal Kashmir, Gour Mohan regalava a suo figlio uno scialle ornato di un bel bordo ricamato a mano.
Un giorno, al mercato, Abhay vide un piccolo fucile giocattolo, e lo voleva. Il padre rifiutò di comprarlo e Abhay cominciò a piangere. "Va bene, va bene", disse Gour Mohan e comprò il fucile. Allora Abhay ne voleva un altro. "Ne hai già uno", disse il padre, "perché ne vuoi un altro?".
"Uno per ogni mano", disse Abhay piangendo, e si gettò per terra scalciando. Quando Gour Mohan accondiscese e lo comprò, Abhay si calmò.
La madre di Abhay, Rajani, aveva trent'anni quando Abhay nacque. Anche lei, come suo marito, proveniva da un'antica famiglia vaisnava. Lei era di colorito più scuro del marito, e mentre Gour aveva un temperamento calmo, quello di lei tendeva a infiammarsi. Abhay vedeva suo padre e sua madre che convivevano pacificamente; profondi conflitti o insoddisfazioni complesse non minacciavano la casa. Rajani era per natura casta e religiosa, un modello di moglie nel senso vedico tradizionale, dedicata alla cura del marito e dei figli. Abhay osservava i semplici e toccanti tentativi di sua madre miranti a garantire  con preghiere, con voti e anche con rituali - che il bambino continuasse a vivere. Ogni volta che il bambino stava per uscire, anche solo per giocare, sua madre dopo averlo vestito poneva una goccia di saliva sul dito e con quello toccava la sua fronte. Abhay non conosceva il significato di quel gesto ma poiché si trattava di sua madre, si fermava con sottomissione, come un cagnolino con il suo padrone, mentre lei lo faceva.Come Gour Mohan, anche Rajani trattava Abhay come il figlio prediletto; ma mentre suo marito esprimeva il suo amore con benevolenza, e pianificava il successo spirituale del figlio, lei esprimeva il suo con i tentativi di salvaguardare Abhay dal pericolo, dalla malattia e dalla morte. Una volta Rajani offrì il sangue del suo petto a uno degli esseri celesti con la supplica di proteggere da ogni parte il piccolo Abhay.
Alla nascita di Abhay, aveva fatto il voto di mangiare con la mano sinistra finché il bambino fosse stato in età di accorgersene e di chiedere perché mai si serviva di quella mano. Un giorno, quando in realtà Abhay glielo chiese, Rajani immediatamente interruppe il suo voto. Questa non era che un'altra ricetta per assicurarsi la sopravvivenza del bambino; pensava infatti che per la forza del suo voto egli avrebbe continuato a crescere finché ne avrebbe chiesto la spiegazione. Se lui non l'avesse chiesto, avrebbe
continuato a mangiare con la mano sinistra, e secondo la sua superstizione il bambino avrebbe continuato a vivere protetto dal suo voto.
Per proteggerlo Rajani aveva messo alla gamba di Abhay un bracciale di ferro. I suoi compagni gli chiesero cosa fosse e il bambino, consapevole di sé, corse da sua madre per chiederle di aprirlo. Quando lei rispose che lo avrebbe fatto più tardi, lui cominciò a piangere dicendo: "No, fallo ora." Una volta Abhay aveva inghiottito il seme di un melone e i suoi compagni gli dissero che il seme si sarebbe trasformato in un melone nel suo stomaco. Corse allora da sua madre e lei lo rassicurò dicendo che
non doveva preoccuparsi, e pronunciò un mantra per proteggerlo.
Srila Prabhupada: Madre Yasoda cantava i mantra il mattino per proteggere Krishna da tutti i pericoli della giornata. Quando Krishna uccideva un demone, lei pensava che ciò fosse dovuto alle sue preghiere. Mia madre faceva qualcosa di simile con me.
Sua madre conduceva spesso Abhay sulla riva del Gange e lo bagnava personalmente. Gli dava anche del cibo supplementare conosciuto come Horliks. Quando soffriva di dissenteria, lei lo curava con puri caldi e melanzane fritte con sale, benché talvolta, quando era malato, Abhay mostrasse la sua ostinazione rifiutando di prendere qualsiasi medicina. Ma per quanto fosse grande l'ostinazione di Abhay, la determinazione di sua madre era tale che gli somministrava a forza la medicina, sebbene talvolta occorressero tre aiutanti per tenere fermo il bambino.
Srila Prabhupada: Quando ero un ragazzino ero molto disubbidiente. Volevo rompere ogni cosa. Quando ero arrabbiato volevo rompere le pipe di vetro hooka che mio padre teneva per gli ospiti. Una volta, mentre mia madre stava cercando di farmi il bagno contro la mia volontà, io picchiai la testa sul pavimento finché uscì il sangue. Tutti accorsero e dissero: "Che stai facendo? Ucciderai il bambino!".
Abhay era presente quando sua madre celebrò la cerimonia del Sadha-Hotra tra il settimo e il nono mese della sua gravidanza. Fresco di bagno, egli apparve con un nuovo vestito tra i bambini e si divertì durante la festa gustando tutti i cibi che voleva, mentre il marito offriva doni in carità ai brahmana del luogo che cantavano i mantra per la purificazione della madre e del bambino che doveva nascere. Abhay dipendeva completamente da sua madre. Talvolta la madre voleva fargli indossare la camicia al contrario, e lui accettava senza replicare. Benché talvolta egli sembrasse testardo, si sentiva dipendente sotto la guida e le rassicurazioni della madre. Quando doveva andare al bagno, egli saltava su e giù vicino a lei, attaccandosi al suo sari e dicendo: "Pipì, mamma, pipì". "Chi ti ferma?" chiedeva la madre, "puoi andare"; solo allora con il suo permesso, egli andava.
Talvolta nell'intimità della dipendenza, sua madre diventava il suo oppositore. Quando perdeva un dente da latte, su consiglio della madre lo metteva di notte sotto il cuscino; allora il dente scompariva e al suo posto Abhay trovava qualche moneta. Egli affidava le monete alla madre affinché gliele serbasse, ma più tardi, quando nel corso della giornata sorgeva qualche contrasto tra loro, egli chiedeva: "Restituiscimi il denaro, me ne andrò via da casa. Ridammi le monete!".
Quando Rajani voleva intrecciare i capelli, chiedeva regolarmente l'aiuto delle figlie, ma se Abhay era presente, insisteva per farlo di persona e creava tale disturbo che esse si arrendevano. Un volta Abhay si tinse di rosso le piante dei piedi imitando le donne che si tingono i piedi durante le festività.

Sua madre cercava di dissuaderlo dicendo che non era cosa adatta per i bambini, ma egli insisteva: "No, voglio fare anch'io così".
Abhay non aveva voglia di andare a scuola. "Perché ci dovrei andare", pensava, "voglio giocare tutto il giorno". Quando sua madre si lamentava con Gour Mohan, Abhay si curò dell'affetto di suo padre, diceva: "No, andrò domani".
"Va bene, andrai a scuola domani", diceva Gour Mohan, "è tutto a posto!". Ma l'indomani Abhay si lamentava di essere malato, e suo padre era indulgente. Rajani era turbata perché il figlio non voleva andare a scuola, e incaricò un uomo di accompagnarlo per quattro rupie. L'uomo, che si chiamava Damodara, legava Abhay alla vita con una corda  un trattamento usuale  lo portava a scuola e lo presentava al maestro. Quando Abhay cercava di scappare via, Damodara lo sollevava e lo portava là a forza, tenendolo con le braccia. Dopo essere stato tenuto qualche volta con la forza, Abhay cominciò ad andarci spontaneamente.
Abhay dimostrò di essere uno studente attento e di buon comportamento, benché talvolta fosse birichino. Una volta il maestro gli tirò gli orecchi, e Abhay gettò a terra una lanterna al cherosene provocando l'inizio di un incendio.
A quei tempi qualsiasi comune abitante di villaggio, anche se analfabeta, era in grado di recitare passi del Ramayana, del Mahabharata o dello SrimadBhagavatam. Soprattutto nei villaggi, tutti si riunivano la sera per ascoltare i racconti tratti da queste Scritture. Era a questo scopo che la famiglia di Abhay si recava talvolta a casa del nonno materno, a circa dieci miglia di distanza, dove essi ascoltavano riuniti ciò che si riferisce ai divertimenti del Signore. Poi, mentre tornavano a casa, discutevano e ricordavano quelle imprese e quando andavano a dormire sognavano il Ramayana, il Mahabharata e lo SrimadBhagavatam. Dopo il riposo pomeridiano e il bagno Abhay andava spesso in una casa dei dintorni e guardava le pitture in bianco e nero del Mahabharata. La nonna gli chiedeva ogni giorno di leggere il Mahabharata in una edizione dialettale. Fu così che guardando le figure e leggendo in compagnia della nonna, Abhay imparò il Mahabharata. La sorella più giovane di Abhay, Bhavatarini, era spesso la sua compagna di giochi nel periodo dell'infanzia. Insieme andavano a vedere le Divinità di RadhaGovinda nel tempio dei Mullik. Quando giocando incontravano un ostacolo, pregavano Dio di aiutarli: "Ti prego, Krishna, aiutaci a far volare questo aquilone", invocavano, mentre correndo cercavano di far prendere quota al loro aquilone. Tra i giochi di Abhay c'erano due fucili, una macchina a molle, una mucca che saltava quando Abhay premeva l'annessa pera di gomma, e un cane dotato di un meccanismo che lo faceva danzare. Il cane era un dono del dottor Bose, il medico di famiglia. Abhay aveva ricevuto il dono dopo essere stato curato per una piccola ferita sul fianco. Abhay talvolta sosteneva di essere un dottore e voleva somministrare ai suoi amici una "medicina" che era soltanto polvere.
Abhay era attratto enormemente dal festival del Rathayatra del Signore Jagannatha. Il festival si celebrava ogni anno a Calcutta. Il più grande Rathayatra di Calcutta era quello dei Mullik, costituito da tre carri che trasportavano le Divinità di Jagannatha, di Subhadra e di Baladeva. A partire dal tempio di RadhaGovinda, i carri percorrevano per un breve tratto la Harrison Road e poi la risalivano. I Mullik in quel giorno distribuivano al pubblico una grande quantità di prasadam del Signore Jagannatha.
Il Rathayatra si svolgeva in tutte le città dell'India, ma il Rathayatra originale, gigantesco, che era seguito ogni anno da milioni di pellegrini, si svolgeva a trecento miglia a sud di Calcutta, a Jagannatha Puri. Per secoli a Puri tre carri di legno, alti quindici metri, erano trainati dalla folla in una processione che si svolgeva lungo un percorso di due miglia per ricordare uno degli eterni divertimenti di Krishna. Abhay aveva sentito dire che Sri Caitanya in persona, cinquecento anni prima, aveva danzato e guidato un canto del mantra Hare Krishna al festival del Rathayatra di Puri. Talvolta Abhay osservava la tabella ferroviaria o chiedeva la tariffa per Vrindavana e Puri, pensando al modo di raggranellare il denaro e di andare là.
(Continua sul prossimo numero)















Maestri in Cucina
di Kurma dasa



Aviyal
Verdure miste all'indiana

Questa ricetta proviene dalla costa Malabar del Kerala ed è un piatto molto apprezzato nei giorni di festa. L'aviyal si prepara mescolando vari tipi di verdure che dovranno essere tagliate in modo tale da accomunare più o meno i tempi di cottura. Nel Kerala vengono utilizzate le verdure tipiche del luogo ma per una versione della ricetta più alla mano suggeriamo un misto di patate, piselli, zucca, fagiolini, carote e zucchine da insaporire con noce di cocco fresca, yogurt e zenzero. Servite l'aviyal ben caldo accompagnandolo con del riso bollito condito solamente con del burro fuso.

Preparazione e cottura: 2030 minuti

Ingredienti per 68 persone:
4 cucchiai di ghi o di burro
68 foglie d i curry fresche o secche
1 tazza di fagiolini tagliati a una lunghezza di 1,5 cm
1 tazza di zucca tagliata a cubetti di 1,5 cm
1 tazza di carote tagliate a rondelle
1 tazza di zucchine tagliate a cubetti di 1,5 cm
1/2 tazza di piselli freschi
1 tazza di patate tagliate a cubetti di 1,5 cm
165 ml di acqua
1 cucchiaino di curcuma
1 cucchiaino di coriandolo macinato
3 peperoncini verdi piccanti, tritati
125 ml di yogurt naturale
2/3 di noce di cocco fresca tagliuzzata
2 cucchiaini di sale

1. Su di un fuoco moderato, scaldate il ghi in un tegame antiaderente, largo e pesante. Soffriggete le foglie di curry finché non diventano un po' più scure. Aggiungete tutte le verdure, soffriggete per due o tre minuti, quindi unite l'acqua, la curcuma e il coriandolo. Mescolate bene e portate a ebollizione.

2. Abbassate la fiamma, coprite e lasciate bollire lentamente per 15 minuti mescolando di tanto in tanto finché le verdure diventano tenere. Aggiungete il peperoncino, la noce di cocco, lo yogurt e il sale. Servite caldo.







Matar Panir
Piselli e formaggio al pomodoro

Questo è un piatto originario del Punjab, nell'India settentrionale, ma è popolare in tutta l'India. Ne esistono centinaia di varianti ma gli ingredienti principali, i piselli e il panir cotti in salsa di pomodoro speziata, restano sempre invariati. La versione che proponiamo è adatta a ogni occasione.

Preparazione e cottura: 45 minuti

Ingredienti per 6 persone
2 cucchiai di ghi o di olio extravergine di oliva
1/2 cucchiaino di semi di mostarda nera
3 cucchiaini di zenzero fresco grattugiato
2 cucchiaini di semi di cumino
1 o 2 peperoncini verdi piccanti tritati
8 pomodori maturi e tagliati a dadini
1 cucchiaino di coriandolo macinato
1 cucchiaino di curcuma
1/2 cucchiaino di semi di finocchio macinati 1/2 cucchiaino di garam masala 3 cucchiai di foglie di coriandolo fresco tritate oppure di prezzemolo
1 cucchiaio di foglie di menta tritate
Panir fresco fatto in casa con 2 litri di latte, pressato e tagliato a cubetti di 1,5 cm
Ghi abbondante oppure olio per friggere
2 tazze o di piselli freschi o surgelati 2 tazze di acqua2 cucchiai di concentrato di pomodoro
1 cucchiaino e 1/2 di sale
un pizzico di zucchero

1. Riscaldate a fuoco moderato 2 cucchiai di ghi o di olio in una casseruola da 5 litri. Soffriggete i semi di mostarda finché non cominceranno a scoppiettare. Aggiungete i semi di cumino mescolando e fate cuocere fino a quando prenderanno colore. Aggiungete quindi lo zenzero i peperoncini verdi e continuate a far rosolare per qualche secondo. Aggiungete infine i pomodori tritati, le spezie in polvere, lo zucchero e metà delle erbe aromatiche. Coprite parzialmente e rimescolate di tanto in tanto. Continuate la cottura per circa 15 minuti o fino a quando i pomodori saranno cotti e la salsa si sarà addensata.

2. Fate scaldare a fuoco moderato abbondante ghi o olio in una padella o in un wok. Quando il ghi sarà abbastanza caldo friggete i cubetti di panir un po' alla volta fino a quando saranno diventati dorati. Toglieteli e scolateli.

3. Unite i piselli e l'acqua alla salsa di pomodoro speziata, portate ad ebollizione, riducete la fiamma e fate cuocere lentamente senza coprire per cinque minuti. Aggiungete il concentrato di pomodoro e il sale e rimescolate bene. Unite quindi i cubetti di panir e fate cuocere per altri cinque minuti. Prima di servire aggiungete le erbe aromatiche. Servite bollente.







Fiori di zucca deliziosi

Questi deliziosi fagottini di fiori di zucca riempiti di patate costituiscono un'idea leggera e originale per un secondo piatto.

Preparazione e cottura: 30 minuti

Ingredienti per 4 persone:
16 fiori di zucca
2 patate grandi
3 cucchiai di parmigiano grattugiato
3 cucchiai di olio extravergine di oliva
qualche foglia di basilico
1/4 cucchiaino di assafetida
2 cucchiai di pangrattato
un pizzico di pepe
sale

1. Bollite le patate e riducetele in un morbido purè aggiungendo eventualmente qualche cucchiaio di latte. Soffriggete l'assafetida in un cucchiaio d'olio e unitela al purè di patate. Aggiungete il basilico tritato, il parmigiano, il pepe e regolate di sale. 2. Scaldate il forno a 200°. Private i fiori di zucca dei gambi e dei pistilli, farciteli con il composto preparato e adagiateli in una pirofila unta con un cucchiaio d'olio. Spennellate i fiori con l'olio rimasto, spolverizzateli con il pangrattato, fateli cuocere in forno caldo per 20 minuti circa e serviteli. Avocado ripieni al fornoUna ricetta un po' esotica per presentate l'avocado sia come antipasto che come secondo piatto. L'avocado, ricco di proteine e di minerali è un frutto leggerissimo e saporito, indispensabile per una cena o un pranzo speciale.

Preparazione: 10 minuti

Cottura: 10 minuti

Cottura al forno: 10 minuti

Ingredienti per 4 persone:
2 grandi avocado maturi ma sodi
2 cucchiai di olio extravergine di oliva
1/4 di cucchiaino di assafetida
1 cucchiaino di zenzero fresco sminuzzato
1 tazza di tofu consistente tagliato a cubetti di 1,25
1 cucchiaino di olio di sesamo
1 cucchiaino di salsa di peperoncino rosso
1 cucchiaino di salsa di soya
mezza tazza di piselli cotti un cucchiaio di succo di limone fresco un cucchiaio di foglie di prezzemolo tritato un cucchiaino di sale 1. Tagliare a metà gli avocado e asportate la polpa lasciando un bordo di circa un centimetro. 2. Soffriggete in una padella antiaderente prima l'assafetida e lo zenzero e poi aggiungete il tofu e saltatelo finché non abbia preso colore. Quindi bagnatelo con l'olio di sesamo, la salsa di peperoncino rosso e la salsa di soya.

3. Aggiungete i piselli, il limone, il sale, il prezzemolo e mescolate il tutto; infine aggiungete i pezzi di polpa dell'avocado tagliato grossolanamente. Farcite quindi le scorze del frutto e piazzateli in una pirofila, fate cuocere nel forno a 180 gradi per 10 minuti e serviteli subito.















I DIALOGHI DI SRILA PRABHUPADA

Il piacere più elevato in una cultura degradataQuesto dialogo tra Sua divina Grazia A.C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada e alcuni suoi discepoli, si svolse durante una passeggiata mattutina a Johannesburg, Sud Africa, il 18 ottobre 1975.Discepolo: Srila Prabhupada, a volte la gente ci critica dicendo: "La vostra cultura vedica ha le sue radici in India. E ora l'India è considerata relativamente povera e sfortunata. Perché dovremmo rispettare la cultura vedica?".
Srila Prabhupada: Il fatto è che quando voi occidentali siete venuti in India, avete tenuto a freno la cultura vedica originale. La gente in India non poteva seguire la vostra cultura occidentale degradata; così, per causa vostra, essi hanno perso la loro cultura. Questa è la sfortuna dell'India. Gli inglesi in realtà non insegnarono agli indiani come seguire la loro cultura ma uccisero la cultura orientale. Capisci?
Discepolo: Sì.
Srila Prabhupada: Ora l'India non ha una posizione. Non può seguire in pieno la cultura occidentale e ha perso la sua cultura. Questa è la sfortuna dell'India. Gli inglesi non hanno mai veramente insegnato agli indiani ad occidentalizzarsi. No. Non diedero loro sufficiente istruzione. Specialmente all'inizio, gli inglesi erano contrari a dare agli indiani un'istruzione superiore. Volevano degli impiegati per gestire i loro affari, uomini di terza, quarta classe per seguire la loro burocrazia statale e commerciale. "Istruito" significava 'abc'. Tutto qui. "Insegniamo l''abc' agli indiani, diamogli uno stipendio di cinquanta/sessanta rupie, che vadano alla loro casetta in periferia e ritornino in treno il giorno successivo. Facciamoli lavorare sodo nella nostra città e diamogli denaro appena sufficiente per mantenersi". Nient'altro. Niente soldi, niente istruzione, nessuna vera conoscenza industriale. Non furono istruiti come si deve. In America, ad esempio, vedo che le fabbriche sono ben organizzate. Ma provate ad andare nelle fabbriche indiane: un inferno. Proprio un inferno. Gli inglesi hanno sfruttato gli indiani e la classe mercantile dell'India ha imparato solo a sfruttare.
Discepolo: A sfruttare la propria gente.
Srila Prabhupada: Tutto qui. Prima era la gente di Manchester a sfruttare gli indiani. E ora la gente di Ahmedabad ha imparato a sfruttarli. Il governo è soddisfatto perché gli sfruttati pagano le tasse: "Non importa. I lavoratori possono andare avanti a soffrire". E' così che vanno le cose. E intanto la popolazione indiana ha perso la sua cultura. E' stato insegnato loro come bere alcolici, come mangiare carne.A parte tutto questo, gli indiani non possono eseguire lavori pesanti come gli occidentali. Il clima caldo non lo permette. Il clima indiano non va bene per il lavoro pesante, va bene per una vita tranquilla, in modo da poter impegnare il cervello nel progresso spirituale. Questo è il dono dell'India. La sua gente non è fatta per lavorare sodo.
In realtà il lavoro duro non è fatto per nessuno. La sola fatica fa parte di una civiltà animale. Se un uomo lavora sodo come un animale, allora che differenza c'è tra un uomo e un animale? Qui in Occidente il clima è più adatto per l'industria pesante e, come ci si aspetta, le persone vengono addestrate a lavorare duramente come animali, e a quanto pare lo fanno.
Per questa ragione vengono considerati progrediti materialmente a tal punto che commettono un suicidio per quanto riguarda lo spirito. Non è così?
Discepolo: E' vero.
Srila Prabhupada: Materialmente avanzati, spiritualmente suicidi. Ho ragione o torto?
Discepolo: Sì, hai ragione, Srila Prabhupada. Mi viene in mente anche un altro aspetto. Nel tuo commento allo SrimadBhagavatam hai scritto che se la gente vuole incrementare il progresso materiale, dovrà anche incrementare la propria vita sessuale.
Srila Prabhupada: Sì. Senza il sesso non è possibile essere materialmente entusiasti. E tralasciando il sesso si diventa spiritualmente progrediti. Questo è il segreto. Non praticando più il sesso si diventerà spiritualmente avanzati, mentre indulgendo nel sesso si diventerà materialmente entusiasti. Questa è la differenza tra la cultura occidentale e quella orientale. Tutta la cultura orientale è basata sul contenere il sesso mentre nei paesi occidentali sul favorire il sesso. La gente qui mangia carne, uova, beve vino. Ciò aumenta il desiderio sessuale. E non appena si ottiene una vita sessuale molto soddisfacente, ci si entusiasma per lavorare duramente. Perciò per i karmi, ossia coloro che cercano il progresso materiale, il matrimonio è necessario perché senza sesso non possono lavorare, mentre per coloro che cercano l'avanzamento spirituale il sesso è proibito. In realtà in questa cultura occidentale la gente non conosce la scienza della vita. Per loro "vita" significa questo corpo. La loro vita è questo corpo. Ciò significa che essi ignorano che cos'è la vita. Dopo tutto, quando l'essere vivente se n'è andato, il corpo, che si credeva che egli fosse, giace lì. Sono molto orgogliosi del loro progresso scientifico ma in verità, non sanno chi era quella persona. Non sanno spiegarlo. Questa è la loro ignoranza. Eppure sono molto orgogliosi del loro progresso.
Appena la durata di vita della persona giunge al termine, possono forse riportarla in vita? Non possono farlo. Ciò significa che tutto il principio di base della loro cosiddetta cultura è l'ignoranza. Krsna dice: "Gli sciocchi e i mascalzoni non potranno mai capire l'anima o l'Anima Suprema. La loro bravura materiale  la loro così detta conoscenza  li lascia spiritualmente confusi". Perché? Raksasim asurim caiva prakrtim mahinim sritah. "Coloro che non prendono rifugio nella Mia natura, ma nella prakrti, la natura materiale, restano confusi a tal punto da non conoscere il vero scopo della vita". Moghasa: "Sono notevolmente confusi". E perciò mogha-karmano: "Qualunque cosa essi facciano, sarà inutile". Ancora moghajnana: questa cosiddetta cultura avanzata manca della conoscenza spirituale. Quindi in realtà è priva di conoscenza. Discepolo: Ciò significa che con il progredire della loro conoscenza essi aumentano la loro vita sessuale, ma se fossero veramente avanzati nella conoscenza, diminuirebbero la loro vita sessuale. Srila Prabhupada: Sì. Essi non sanno nemmeno cosa sia la conoscenza. Per questi sciocchi e mascalzoni, conoscenza significa sesso. Questa è la loro conoscenza. Avanzamento in conoscenza significa come godere del sesso. Come rifugiarsi nell'aborto e come perfezionare i loro metodi contraccettivi.
E' tutto basato sul sesso. Proprio così. Loro non sanno nient'altro che queste cose. Sanno che dopo il sesso ci sono molti fastidi, ma non sono in grado di rinunciarvi. Perciò ricorrono a tutti questi espedienti: l'uso di contraccettivi o l'uccisione di bambini. Ciò significa che tutta la loro cosiddetta civilizzazione, la loro cultura, è basata sul sesso.















VIVIAMO PIU' DI UNA VOLTA?

La storia di una bambina del Bengala
sembra portare alla luce i ricordi di una vita passata

di Jayadvaita Svami

All'età di circa un anno e mezzo Sukla Gupta era solita prendere tra le braccia un cuscino o un pezzo di legno che chiamava Minu e identificava come sua figlia. E se volete credere alla storia, Sukla, mostrò nei tre anni successivi, che Minu era davvero sua figlia, in una vita passata.
Sukla, la figlia di un ferroviere di Kampa, un villaggio del Bengala, in India, è uno dei rari bambini le cui testimonianze e i comportamenti provano la teoria che asserisce la sopravvivenza della personalità alla morte del corpo per continuare il suo viaggio attraverso un altro corpo. Questa è la teoria della reincarnazione.
Per circa cinquecento milioni di persone nel mondo la reincarnazione è più che una teoria: è un dato di fatto, una parte della loro comprensione quotidiana. E' ciò che hanno imparato dalle loro scritture, ciò che per generazioni i loro antenati hanno creduto per migliaia di anni.
A parte la gente d'oriente, i filosofi occidentali, tornando in dietro per lo meno fino a Platone, hanno trovato ragionevole credere che le nostre anime abbiano vissuto precedentemente in altri corpi, in altre vite e che ne vivranno ancora di nuove. Ma se abbiamo vissuto altre vite, perché non le ricordiamo? La memoria gioca brutti scherzi. Siamo fortunati se ci ricordiamo dove abbiamo messo le chiavi della macchina. Quindi anche se le vite passate sono un dato di fatto non è affatto sorprendente che non riusciamo a ricordarle.
Però almeno qualcuno di noi sembra essere in grado di farlo. Sukla non parlò solo di sua figlia Minu ma anche di suo marito, "il padre di Minu" (una moglie indù non si riferisce mai a suo marito chiamandolo per nome) e dei suoi fratelli minori Khetu e Karuna che, da quello che diceva, vivevano tutti a Rathtala nel distretto di Bhatpara.
I familiari di Sukla, i Gupta, conoscevano Bhatpara: era una città situata a circa venti chilometri a sud di Kampa, il loro villaggio, ma non avevano mai sentito parlare di Rathtala o della gente di cui Sukla aveva parlato. In seguito Sukla sviluppò un forte desiderio di recarsi in quel luogo affermando che se i suoi genitori non l'avrebbero accompagnata sarebbe andata da sola.
Cosa fare quando una figlia comincia a parlare in tal modo? Sri Sen Gupta, il padre di Sukla, parlò dell'accaduto ad alcuni amici e menzionò il fatto anche a un suo collega Sri S.C. Pal il quale viveva vicino Bhatpara e aveva due cugini che vivevano là. Attraverso i suoi due cugini scoprì che esisteva davvero un villaggio chiamato Rathtala nel quale viveva un uomo di nome Kethu. Kethu aveva avuto una cognata di nome Mana che era morta parecchi anni prima, nel 1948, lasciando una figlia in fasce di nome Minu. Sri Sen Gupta decise di saperne di più.
La storia di Sukla è solo una delle duemila storie di reincarnazione raccolte dal dott. Ian Stevenson, professore di psichiatria all'università della Virginia. In più di vent'anni il dott. Stevenson ha messo insieme testimonianze che suggeriscono il ricordo di vite passate. Il dott. Stevenson ha investigato personalmente milletrecento casi di reincarnazione tra i quali quello di Sukla.
Quando qualcuno sembra avere memorie veritiere di una vita precedente il dott. Stevenson sottopone a un'intervista l'interessato, la gente intorno a lui e se è possibile anche le persone che sembra ricordare dall'altra vita cercando un modo razionale per spiegare il caso. Cerca storie che fanno acqua, con particolari divergenti tra di loro o testimonianze non fidate. Ma a volte, come nel caso di Sukla, spiegazioni razionali non sembrano proprio adatte.
Dopo aver appreso l'esistenza della famiglia di Rathtala, Sri Sen Gupta decise di acconsentire al desiderio di Sukla di recarsi là e con il consenso della famiglia organizzò una visita. Sukla affermò di poter mostrare la via di casa.
Così nel 1959, quando Sukla aveva appena cinque anni, Sri Sen Gupta accompagnato da cinque membri della sua famiglia si recarono con lei a Bhatpara. Una volta sul luogo Sukla guidò il gruppo e, evitando ogni possibile strada sbagliata, li guidò dritti alla casa di Amritalal Chakravarty il suo presunto suocero della vita precedente. Mentre il gruppo arrivava Sri Chakravarty si trovava sulla strada. Quando Sukla lo vide abbassò gli occhi timidamente seguendo il costume di una giovane donna in presenza di un parente anziano.
Ma quando Sukla fece per entrare in casa sembrò confusa, sembrava non sapere quale fosse l'ingresso giusto. La sua confusione era tuttavia motivata: dopo la morte di Mana, la donna di cui Sukla sembrava ricordare l'esperienza, l'ingresso della casa era stato spostato dalla strada principale a una strada secondaria.
Il gruppo capì immediatamente che Sukla era in grado di riconoscere non soltanto la casa ma anche le persone che vi abitavano compresi coloro che indicò come la suocera, i suoi cognati, suo marito e sua figlia.
Frode? Quando qualche attrice di Hollywood afferma di ricordare una vita passata come regina della Persia questa è, con tutta probabilità, la risposta esatta, ma in questo caso si tratta di una bambina di villaggio. Sukla cominciò a raccontare della sua vita passata non appena fu in grado di parlare. Inoltre conosceva una quantità di particolari su persone che né lei né i suoi parenti avevano mai incontrato. Un'attenta investigazione ha mostrato che non ci sono segni di frode e che la bambina non avrebbe potuto apprendere tali informazioni in nessun altro modo, oltre al fatto che il suo comportamento si adeguava alla storia della sua vita passata.
Nella casa di Amritalal Chacravarty Sukla si trovò davanti a circa trenta persone e quando gli fu chiesto di indicare suo marito lei correttamente indicò Sri Haridhana Chakravarty che, seguendo l'appropriata etichetta indù, lo identificò come il "padre di Minu".
Sukla e Haridhana Chakravarty si incontrarono ancora diverse volte e Sukla aspettava queste occasioni con gioia. Una volta, quando lui doveva farle visita in casa sua, Sukla disse alla sua famiglia di cucinare per lui il suo piatto preferito che consisteva in una preparazione a base di pesce cucinato in un certo modo. La famiglia fece ciò che Sukla aveva detto e più tardi scoprirono che corrispondeva alla verità.
Sukla si comportava con Haridhana Chakravarty come una perfetta moglie indiana. Dopo che lui aveva consumato i suoi pasti Sukla mangiava ciò che era rimasto nel suo piatto come farebbe una devota moglie indù. Ma non accettò mai del cibo dal piatto di nessun altro.
Per cercare di spiegare questo tipo di comportamento in modo razionale si fa avanti un'ipotesi che è tecnicamente conosciuta col nome di criptomnesia ovvero "memoria nascosta". Gli psicologi spiegano che la nostra mente registra più di ciò che noi consciamente ricordiamo. Sotto ipnosi un uomo anziano può vividamente descrivere la festa del suo quinto compleanno, un evento per il quale la sua coscienza normale ha perso tutti i dettagli, oppure potrebbe raccontare esattamente la trama di una storia letta trent'anni prima in un libro da tempo dimenticato. Così l'ipotesi della criptomnesia presuppone che ciò che sembrano ricordi di una vita passata non sono altro che i ricordi di qualcosa sentita o letta e apparentemente dimenticata.
Questa può essere infatti la spiegazione migliore alle molte "regressioni alle vite precedenti" diventate popolari attraverso l'ipnosi. Essendogli stato chiesto dall'ipnotizzatore di regredire a una vita precedente, il soggetto, ubbidientemente, cerca nelle sue esperienze dimenticate e utilizza tali informazioni per "mettere in scena" un'esistenza passata completamente fasulla.
In un caso famoso, nel 1906, la figlia di un ecclesiastico, sotto ipnosi, descrisse vividamente un'esistenza passata alla corte del re Riccardo II. La ragazza fornì un'infinità di particolari, della maggior parte dei quali fu provata la veridicità anche se molti erano talmente oscuri da richiedere ricerche su codici di storia che la ragazza non poteva aver letto. In fine però si scoprì che tutti i dettagli riportati erano narrati in un romanzo, Countess Maud, che la ragazza aveva letto all'età di dodici anni e che aveva, in seguito, completamente dimenticato.
Bisogna ricordare però che il caso di Sukla riguarda una bambina di meno di cinque anni e che il suo ricordo del passato ha avuto luogo non sotto ipnosi ma come parte della sua coscienza attiva.
Possiamo supporre che abbia raccolto tali memorie in modo normale, ma è solo una supposizione poiché non esiste alcuna prova di un normale canale attraverso il quale tali ricordi potrebbero essere stati acquisiti. Inoltre Sukla non solo ricordò delle informazioni ma fu in grado di riconoscere persone che nella sua vita attuale le erano completamente estranee.
Sukla fu in grado di riconoscere la suocera di Mana in un gruppo di trenta persone. Indicò Kshetranath, il cognato di Mana, del quale conosceva anche il soprannome "Khetu" e riconobbe anche un altro cognato chiamandolo con il suo soprannome "Kuti" ma fu anche in grado di riportare il suo nome di nascita, Karuna, che nemmeno i suoi vicini conoscevano.
Raccontò anche che il suo primo figlio, un maschio, era morto durante l'infanzia, cosa che rispondeva a verità. Tra le lacrime riconobbe la figlia di Mana, Minu che colmò di affetto.
Se non esiste una interpretazione razionale per spiegare tutto ciò forse esiste qualche altra spiegazione meno razionale. Forse Sukla aveva appreso informazioni sulla vita di Mana e sulla sua famiglia attraverso una percezione extrasensoriale.
Ricerche hanno chiaramente mostrato che esiste l'ESP (percezione extrasensoriale). In esperimenti rigidamente controllati il dott. J.B. Rhine e altri parapsicologi hanno mostrato prove convincenti sull'esistenza della telepatia (la capacità di leggere i pensieri di un'altra persona) e su quella della chiaroveggenza (la capacità di percepire oggetti ed eventi senza l'utilizzo dei sensi). Gli esperimenti hanno mostrato che entrambi la chiaroveggenza e la telepatia possono agire su una lunga distanza.
Sebbene sia difficile credere nell'ESP, per usarla nello spiegare un caso come quello di Sukla sarebbe necessario credere in una superEPS. Questa bambina di cinque anni non solo avrebbe dovuto avere un incredibile potere psichico ma avrebbe anche dovuto usarlo per raggiungere una famiglia specifica in una città sconosciuta per imparare dettagli intimi sulla loro vita. Avrebbe inoltre dovuto essere selettiva su ciò che il suo radar psichico doveva captare così che lei potesse, per esempio, ricordare la locazione della casa del suocero ma non essere al corrente del cambiamento dell'ingresso dopo la morte di Mana.
E poi, per motivi ancora sconosciuti, Sukla avrebbe dovuto modellare tutte le informazioni in una messa in scena nella quale lei si immerse nel ruolo della scomparsa Mana.
Ciò che colpisce di più nella vicenda di Sukla sono i forti sentimenti materni verso Minu. Fin dalla più tenera infanzia Sukla aveva giocato a cullare Minu tra le sue braccia e non appena aveva imparato a parlare raccontò del suo desiderio di essere con Minu. L'incontro di Sukla e Minu presentò tutte le caratteristiche di una ricongiunzione tra madre e figlia.
Una volta, la cugina di Mana, mise alla prova Sukla dicendole falsamente che Minu, che si trovava a Rathtala, era malata di una febbre molto alta. Sukla cominciò a piangere e ci volle del tempo per rassicurala che in effetti Minu stava bene.
Minu aveva dodici anni e Sukla solo cinque e Minu era più alta di Sukla ma, afferma il Dott. Stevenson "All'interno di questa limitazione, Sukla impersonò esattamente il suo ruolo di madre verso una figlia amata". Dopo aver preso in considerazione altre possibilità, il dott. Stevenson con cautela suggerì che forse si potrebbe capire meglio questo caso accettando che Sukla era la madre di Minu, proprio come lei pensava di essere.
Ciò ci riporta all'idea della reincarnazione. Di certo la "scienza" non potrà mai provare la realtà della reincarnazione. In questo campo la "scienza" non sarà mai in grado di provare niente. Tutto ciò che la scienza può fare è accumulare dati il più attentamente possibile per poi cercare di spiegarli nel modo più consistente e ragionevole ma quando la quantità dei dati aumenta anche le spiegazioni devono farlo.
Grazie al lavoro del dott. Stevenson e di altri ricercatori attualmente ci troviamo di fronte a una quantità di dati considerevole i quali sembrano suggerire la reincarnazione come un dato di fatto. Ma la scienza non ha avuto molto successo nel chiarire qual è questo fatto.
Come funziona? Perché succede? Chi o che cosa si reincarna? Quanto tempo trascorre tra una nascita e l'altra? Questo succede a tutti o solo a qualcuno di noi?
Forse un giorno le investigazioni scientifiche troveranno una risposta a queste domande ma per ora gli investigatori non possono fare altro che mettere insieme dati e indagare.
Se tutti si reincarnano si può pensare che ciò accadrà anche a noi, magari innumerevoli volte, prima che la scienza inizi a capire che cosa sta succedendo. I membri del movimento Hare Krsna hanno tuttavia un modo di comprensione diverso.
Trovandosi di fronte a una macchina sconosciuta ma complessa si può osservarla cercando di capire come funziona, si può giocare con gli accessori e vedere cosa succede. Si possono chiamare gli amici e avere la loro opinione su quale possa essere la funzione dei bottoni, delle marce e dei fili. E forse si riuscirà a capire. Forse.
Ma il modo sicuro di capire il funzionamento di una macchina è di impararne il funzionamento da colui che l'ha costruita.
Così il modo diretto per capire la macchina dell'universo, compresa la sottile macchina della reincarnazione, è di avere informazioni su di essa dalla persona che si trova dietro. Il fatto che vi sia una persona dietro tale macchina è quasi autoevidente. E' assiomatico. Di certo si è liberi di rifiutare l'assioma ma poi ci si trova di fronte al compito di spiegare come le cose siano "avvenute così" di spiegare come le cose "avvenute così" nell'universo siano in grado di funzionare insieme senza alcuna intelligenza dietro tutto ciò.
Si può dire che tutto sia avvenuto "per caso". (Il che non rappresenta affatto una spiegazione). Si può attribuire tutto a una forza impersonale che senza alcuna intelligenza o volontà fa si che tutto funzioni. Oppure si può evitare il problema affermando che tutto ciò che vediamo è solamente un'illusione: "La macchina non esiste affatto". Ma allora si deve spiegare da dove provenga l'illusione e questo riporta al punto di partenza.
E' più semplice, oltre che più ragionevole, affermare che dietro il lavoro della macchina cosmica si trova l'intelligenza suprema, ossia la Persona Suprema. Questo è l'essere al quale ci riferiamo quando usiamo il nome Krsna.
Per varie eccellenti ragioni, accettiamo che il libro conosciuto con il nome di Bhagavad-gita trasmetta le parole di Krsna stesso. Quindi i membri del movimento Hare Krsna, come hanno fatto i devoti di Krsna per migliaia di anni, imparano i meccanismi della reincarnazione dalle parole della Bhagavad-gita.
Nella Bhagavad-gita, Krsna spiega che tutte le anime sono soggette a reincarnarsi: "La morte è certa per chi nasce e la nascita è certa per chi muore."
Krsna paragona questo viaggio attraverso una successione di vite al cambiamento dei vestiti. Il nostro vero sé, l'anima, è eterno ma passa attraverso corpi temporanei, uno dopo l'altro. Quindi, quando passiamo da un corpo all'altro, diventiamo persone diverse non più di quanto lo diventiamo quando cambiamo vestito o quando passiamo dall'infanzia all'età adulta. Siamo sempre la stessa persona ma vediamo il nostro corpo e la nostra mente trasformarsi da quelli di un bambino a quelli di un adulto.
Analogamente, spiega Sri Krsna, la morte non è altro che il passaggio da un corpo a un altro.
La morte è il più grande trauma esistente e una volta giunti dall'altra parte si dimentica tutto ciò che stava accadendo nella vita passata, proprio come una persona che si addormenta dimentica ciò che le attività compiute durante il giorno e, nello stesso modo, quando si sveglia dimentica i sogni avuti durante la notte. In rari casi i ricordi possono continuare, come sembra accadere nel caso di Sukla Gupta. Sukla ricordava la sua casa, la sua famiglia e anche i vestiti che le appartennero nella vita precedente. Lei parlava dei tre sari che era solita indossare, specialmente dei due fatti di fine seta di Benares. Quando visitò quella che lei indicò come la sua casa precedente, trovò i sari conservati in un baule insieme a vestiti appartenenti ad altri. Tirò fuori i tre sari che diceva essere suoi e che infatti erano appartenuti a Mana. Sukla parlava di una brocca di ottone situata in una stanza particolare della casa. Quando la visitò la brocca si trovava ancora là.
La stanza era stata la camera da letto di Mana e Sukla indicò correttamente dove si trovava il letto e quando vide la vecchia macchina da cucire che era stata di Mana i suoi occhi si riempirono di lacrime.
Anche se dimentichiamo le nostre vite passate esse influenzano tuttavia il nostro presente. La Bhagavad-gita afferma che ciò che abbiamo compiuto e pensato nelle nostre vite passate ha determinato il tipo di corpo nel quale ci troviamo attualmente e che con le nostre attività presenti stiamo pavimentando la nostra strada per la nostra vita successiva.
Secondo la Bhagavad-gita, noi siamo passati attraversi milioni di vite e probabilmente dovremo passarne altrettante altre. Alcune di esse potrebbero essere in corpi di esseri umani e altre in quelli di specie di vita inferiori come gli animali e le piante. Ma, afferma la Gita, attraverso la realizzazione spirituale ci si può liberare da questo ciclo infinito di reincarnazioni, si può trascendere l'esistenza materiale e tornare nella nostra casa eterna, il mondo spirituale, insieme a Krsna.
La Gita insegna che ognuno di noi è eterno, che Krsna è eterno e che la nostra vera esistenza è la nostra vita eterna con Krsna.
Mentre viaggiamo di vita in vita non possiamo soffermarci su niente poiché tutto, in questo mondo materiale, è temporaneo. Tutto ciò che è materiale svanisce e, alla fine, tutto si rivela una perdita.
Perciò la Bhagavadgita consiglia in questa vita umana di utilizzare pienamente la nostra energia e il nostro tempo per la realizzazione spirituale.
Arrivata all'età di sette anni i ricordi della vita precedente di Sukla cominciarono a svanire ma prima che i suoi ricordi l'ebbero lasciata, quella vita era già passata.
Sukla aveva menzionato che nella sua vita passata, come Mana, aveva avuto due mucche e un pappagallo ma dopo la morte di Mana le mucche erano morte e il pappagallo era volato via.















MAHA-BHARATA

Il più grande trattato epico della Storia
compilato in lingua sanscrita

Tradotto dal sanscrito da Hrdayananda Gosvami,
e reso in lingua italiana dallo staff del Centro Studi Bhaktivedanta
coordinato da Matsya Avatara Dasa



Prosegue la pubblicazione dell'Adiparva del Maha-Bharata. In questo numero vengono riportati i capitoli dal XVI al XXIII.



Infine sorse dall'oceano il leggiadro Signore Dhanvantari tenendo fra le mani un vaso bianco, il Kamandalu, che conteneva il nettare dell'immortalità. Vedendo questa cosa meravigliosa i demoni proruppero in grida fragorose.
"Questo è mio! E' mio!" gridavano accalorandosi per il nettare, ma il Signore Narayana, utilizzando il Suo potere divino assunse un'affascinante forma femminile e si diresse dritto verso i demoni. Quella incantevole manifestazione femminile, Mohinimurti, confuse la mente ai demoni. Tutti i Daitya e i Danava furono talmente affascinati da Lei che, senza esitare, Le regalarono il nettare."










Capitolo 17


Suta Gosvami disse:

"Accortisi dell'imbroglio i Daitya e i Danava, alleandosi, si munirono degli scudi più belli, di svariate specie di armi e si avventarono contro gli esseri celesti. Ma Dio, l'onnipotente Visnu, strappato il nettare al migliore dei Danava, lo proteggeva con efficacia grazie all'aiuto di Nara, devoto ed eterno amico del Signore. La schiera dei deva, ricevuto il nettare dell'immortalità dalle mani del Signore, lo bevve in mezzo ad un frastuono sconcertante. Mentre i deva bevevano il nettare che avevano a lungo desiderato, anche il Danava di nome Rahu, travestito da deva, iniziò a berlo con avidità. Quando il nettare raggiunse la gola del Danava, il Sole e la Luna, preoccupati di salvare gli esseri celesti, dettero l'allarme. Così, non appena Rahu ebbe bevuto il nettare, il Signore beato, armato del disco (1), con un lancio fulmineo gli mozzò la testa ornata di gioielli. L'enorme testa del Danava, recisa dal disco, cadde al suolo come il picco di una montagna granitica e fece tremare la Terra. Da quel momento nacque un'inimicizia perenne fra la testa di Rahu, che in seguito divenne un pianeta del cielo, la Luna ed il Sole. Per questo, fino ai nostri giorni, durante le eclissi di Sole e di Luna, il pianeta Rahu tenta di inghiottire i due antichi rivali.
Poi il Signore Hari riprese il Suo corpo spirituale originale, lasciando l'insolita apparenza femminile e con le Sue armi straordinarie fece tremare di terrore i Danava. Allora vicino alla spiaggia dell'oceano scoppiò una grande battaglia, cruenta come non mai, fra i demoni e i deva. Migliaia di enormi missili e di frecce affilate come rasoi si riversarono a cascata colpendo i bersagli. Giavellotti, spade, coltelli e molte altre armi micidiali, causarono distruzione. Mutilati dal disco del Signore e feriti da spade, lance e mazze, gli asura caddero a terra vomitando sangue. In quella feroce battaglia teste mozzate caddero in continuazione al suolo, sul campo di battaglia, come una colata di oro fuso. Demoni poderosi imbrattati di sangue giacevano smembrati come picchi di montagne da cui colasse della lava. Dolorosi lamenti si levavano da ogni parte, quando i nemici venivano maciullati da armi terribili, sotto un sole rosso. L'immane frastuono dei combattenti che si massacravano con mazze di ferro e di bronzo sul campo di battaglia raggiunse i pianeti celesti.
"Fateli a pezzi! Colpiteli! non dategli scampo! Buttateli giù! Abbatteteli!" Queste le grida che si potevano udire tutt'intorno. Proprio quando il fragore della battaglia raggiunse il culmine, i Signori Nara e Narayana Si gettarono nella mischia. Sri Visnu, Narayana, vedendo il Suo caro devoto Nara imbracciare l'arco celeste, invocò immediatamente il Suo disco distruttore dei Demoni. Non appena Egli ricordò l'arma, essa arrivò dal cielo, simile ad un secondo Sole per la luce scintillante che irradiava. Il Sudarsana, disco affilato come un rasoio, terrificante, invincibile e supremo, era il tormento dei nemici. Quel disco fiammeggiante e pauroso nel suo splendore, si posò delicatamente nella mano del Signore. Con le Sue braccia, simili alla proboscide di un elefante, il Signore lo lanciò contro gli asura. Il disco si librò nell'aria sibilando, estremamente fulgido, poi improvvisamente, con velocità impressionante, si abbatté sulle fila nemiche devastandole. Il Sudarsana Cakra risplendeva come la morte ardente. Ripetutamente si abbatté sul nemico, facendo a pezzi migliaia di discendenti demoniaci dei Diti e dei Danu perché nel corso di questa battaglia esso era stato scagliato direttamente dalla mano della Suprema Personalità di Dio.
Il Cakra bruciava tutt'intorno, lambiva e distruggeva come il fuoco abbattendo le legioni dei Demoni. Roteando in cielo e in terra come uno spettro luminoso esso bevve il sangue della battaglia.
Ma i demoni non si persero d'animo e con la loro forza spaventosa conquistarono i cieli nei quali risplendevano come nubi bianche e da dove punirono i deva precipitando montagne contro di loro. Simili a enormi cumuli di nubi, gigantesche montagne coperte di foreste furono lanciate dal cielo a frantumarsi in una miriade di massi, causando panico e terrore.
Per le enormi montagne che si sgretolarono sulla sua superficie la terra tremò, mentre entrambi gli eserciti continuavano a combattere senza sosta sul campo di battaglia.
Poi, con frecce formidabili, la cui punta era forgiata con oro puro, Nara iniziò a colpire con le Sue letali frecce piumate i picchi delle montagne che precipitavano, oscurando il cielo. Allora un grande terrore si sparse nell'esercito dei demoni. Sentendo nel cielo il fragore del furioso disco Sudarsana, i capi degli asura si rifugiarono nelle cavità della terra o nelle profondità marine. I deva, avendo ottenuto il nettare tanto bramato e sconfitto il nemico, misero la Montagna Mandara di nuovo al suo posto con tutti gli onori. Le nuvole cariche di pioggia tornarono via così come erano venute, effondendo nel cielo e nello spazio un piacevole brontolio.
I deva nascosero il nettare con ogni attenzione e celebrarono con immensa gioia la loro vittoria. Infine il signore Indra e gli altri deva affidarono il nettare al Signore Visnu perché era stato possibile conquistarlo grazie alla Sua potenza e solo Lui avrebbe potuto custodirlo."










Capitolo 18


Suta Gosvami proseguì:

"Vi ho appena spiegato come si ottenne il nettare mediante lo sbattimento dell'oceano di latte e come in quella stessa circostanza nacque quell'ineguagliabile cavallo, illustre e prodigioso. Dopo averlo ben osservato, Kadru disse a Vinata: "Mia cara sorella, dimmi subito, di che colore è il cavallo Uccaihsrava?"
Vinata rispose:

"E' il re dei cavalli, certamente dev'essere bianco! Che ne pensi, mia leale sorella? Dimmi, di che colore pensi che sia, scommettiamo?"
Kadru rispose:

"Penso che quel cavallo abbia la coda nera, mia sorella dal dolce sorriso. Va bene, facciamo una scommessa, poi andremo a verificare di persona. La perdente diventerà serva dell'altra."
Suta Gosvami disse:

"Concordati i termini della scommessa: che la perdente sarebbe diventata servitrice della vincente, se ne tornarono a casa con il proposito di andare a vedere il famoso cavallo per il giorno dopo.
Kadru, architettando di impegnare i suoi cento figli in un'azione sleale, diede loro quest'ordine: "Trasformatevi in peli di cavallo, di un nero brillante come vernice, poi entrate velocemente nella coda di Uccaihsrava, e così non sarò obbligata a diventare una serva." Ma i suoi figli, razza di serpenti, non obbedirono al suo comando e per questo lei li maledì così: "Quando Janamejaya, re santo, nato nella dinastia di Pandu, farà il sacrificio dei serpenti, che il fuoco di quel sacrificio vi possa incenerire tutti!"
La maledizione pronunciata da Kadru suonò così crudele, così pesante se raffrontata al fatto che l'aveva generata, che lo stesso Brahma ne prese nota. Sia il signore dei deva che la moltitudine degli esseri celesti, desiderando il bene di tutte le creature, garantirono efficacia alle sue parole. Essi avevano osservato che i serpenti erano troppo numerosi, dotati di veleno penetrante e virulento, che possedevano grande forza ed erano sempre propensi a mordere tutti. Vedendo che i serpenti erano così efficacemente velenosi e simultaneamente desiderando aiutare tutte le creature, il signore Brahma conferì al grande saggio Kasyapa la conoscenza del da farsi per contrastare il loro veleno."










Capitolo 19


Suta Gosvami disse:

"Quando la notte si sciolse nell'alba e il sole nascente dette forma al nuovo giorno, le due sorelle Kadru e Vinata, che avevano messo in palio la propria libertà personale, tese e nervose andarono a vedere il cavallo Uccaihsrava che era non lontano da loro. Come gli si avvicinarono scorsero la vasta superficie del mare popolato di pescicani e di timingala, enormi esseri acquatici capaci di inghiottire una balena e fitto di molte migliaia di esseri di ogni forma e aspetto. Densamente abitato da tartarughe giganti e da coccodrilli feroci, il mare è un posto pericoloso pur essendo una riserva di gioielli ed anche l'incantevole dimora del deva Varuna e dei Naga. E' il signore dei fiumi, la residenza del fuoco sotterraneo e la prigione dei demoni. Terrore di ogni creatura, il mare burrascoso è la riserva di tutte le acque.
Celestiali, luccicanti, fonte del nettare per i deva, le acque sacre e meravigliose del mare sono incommensurabili ed inconcepibili. Eppure il mare può essere spaventoso con le sue acque agitate e profonde, quando riecheggia i fieri e terribili lamenti di coloro che si muovono nelle sue acque, così il mare incute paura a tutti gli esseri.
Spazzato dai venti che assaltano le sue rive, il mare viene sollevato e scosso. Le sue onde, simili a mani, balzando in avanti e rotolandosi, lo mostrano impegnato come in una danza infinita. Controllate dalla luna, nelle fasi di novilunio e plenilunio, le onde del mare si sollevano rendendolo inaccessibile. Il mare, la più grande fonte di gioielli, ha generato anche Pancajanya, la conchiglia del Signore Sri Krsna.
Quando la Suprema personalità di Dio, Govinda, Colui che possiede incommensurabile coraggio, assunse la forma di un enorme cinghiale e sollevò dall'oceano Garbodhaka la Terra, data ormai per persa, le sue acque rimasero agitate e torbide. Neppure dopo i suoi cento anni di ascesi, il saggio illuminato Atri Muni, poté raggiungere gli abissi più profondi dell'insondabile mare.
All'inizio dell'Era cosmica, quando il Signore Supremo Sri Visnu, dalla potenza illimitata, Si immerge nel Suo sonno mistico e trascendente Si corica sulle acque. Quell'oceano sacro, signore di tutti i fiumi, estende illimitatamente le sue rive indefinibili e offre oblazioni di acqua al fuoco che divampa nel suo profondo.
Kadru e Vinata diedero uno sguardo alla grande distesa del mare spumeggiante, nel quale si gettano simultaneamente migliaia di fiumi, inondandolo di correnti contrastanti. Echeggiante un sordo rombo che è l'eco delle grida terribili dei suoi abitanti marini. Vasta sfera in cui si riflette il cielo infinito, senza confini e tale da incutere timore; riserva di tutte le acque del mondo. Dopo aver visto l'oceano colmo di ogni genere di creature acquatiche fra cui pescicani e balene, profondo e vasto come il cielo, rilucente per le fiamme dei suoi fuochi profondi, le sorelle Kadru e Vinata decisero di attraversarlo sorvolandolo."










Capitolo 20


Suta Gosvami proseguì:

"Muovendosi velocemente, Kadru e sua sorella Vinata sorvolarono il mare e ben presto atterrarono vicino al cavallo celeste. Vedendo i folti peli neri nella coda del cavallo, Kadru relegò all'istante Vinata al rango di umile serva. La povera Vinata, il cui viso era sbiancato per il dolore, patì il tormento della disperazione. Avendo persa la scommessa e con questa la libertà, Vinata si era obbligata al ruolo di infima serva.
Nel frattempo, il secondo figlio di Vinata, che aveva completato il periodo di maturazione nell'uovo in cui si trovava, ruppe il guscio senza l'aiuto della madre. Nacque così il possente Garuda. Lucente come una massa infuocata, quell'uccello formidabile crebbe di colpo raggiungendo una mole enorme, poi volò alto nel cielo. Vedendolo, sia i deva che le altre creature cercarono di proteggersi dal deva del fuoco che (nella persona di Garuda) stava davanti a loro nella sua forma cosmica. Prostrandosi gli dissero: "Caro Fuoco, non aumentare il tuo calore! Vuoi ridurci in cenere? La tua massa infuocata si sta avvicinando verso di noi!"
Il Fuoco disse: "Miei cari deva, conquistatori di esseri demoniaci, non è come pensate. Colui che state vedendo è il potente Garuda, mio pari in quanto a forza e coraggio."

Suta Gosvami aggiunse:

Sentite le parole dette dal Fuoco, i deva e i saggi si recarono in alto da Garuda e lo glorificarono con parole molto belle. "Sei un saggio elevato, signore degli uccelli! Forte e splendente come il sole, sei per noi il miglior mezzo di liberazione. Sei un oceano di potenza, ciononostante sei giusto e corretto senza mai essere debole e meschino. La tua forza è irresistibile e per questo sei sempre vincitore. Il mondo intero conosce la tua fiera potenza perché la tua gloria, passata e futura, non è certo trascurabile.
Sei straordinario, illumini il mondo e le sue creature con i tuoi raggi splendenti, come se tu fossi il sole che superi in splendore. Sei fatale come la morte e in questo mondo sovrasti ogni cosa, duratura o effimera. Come il sole, che quando è in collera può incenerire tutte le creature, così tu puoi mandare a fuoco tutti gli esseri, come fa il fuoco del sacrificio quando consuma il burro che gli viene offerto. Se spicchi il volo incuti terrore come il fuoco che annichilisce e potresti addirittura fermare il ciclo delle ere cosmiche. Signore degli uccelli, siamo venuti a chiederti protezione. Sei così grande e poderoso che con il tuo enorme potere puoi dissipare le tenebre e raggiungere le nuvole. Siamo venuti ad implorarti, coraggioso viandante dei cieli che puoi volare senza limiti, magnanimo ed invincibile."
"Così lodato dai deva e da schiere di saggi, Garuda dalle belle ali mostrò la sua potenza spaventosa."










Capitolo 21


Suta Gosvami continuò:

"Allora Garuda, uccello di grande forza e vigore, capace di volare ovunque desiderasse, sorvolò l'oceano fino alla sponda più distante per far visita a sua madre Vinata che, avendo perso la scommessa con la sorella, era divenuta la sua umile ancella e perciò era in preda alla tristezza. Capitò che Kadru chiamò Vinata e alla presenza di suo figlio le disse: "Mia cara sorella, i Naga vivono in una splendida isola fuori mano chiamata Ramaniyaka, situata in una insenatura dell'oceano. Vinata, portami là!"
Allora Vinata trasportò sua sorella Kadru, madre dei serpenti, mentre Garuda, richiesto da sua madre, trasportava tutti i figli di Kadru. L'alato figlio di Vinata s'involò dirigendosi verso il sole infuocato ma, ad una certa altezza, sopraffatti dai cocenti raggi del sole, i serpenti svennero. Vedendo i suoi figli in quella condizione pietosa, Kadru si rivolse subito al signore Indra pregandolo: "I miei omaggi a te, signore dei deva! I miei omaggi a te, distruttore degli eserciti nemici! Mi sottometto a te che sei l'uccisore di Namuci, o Indra dai mille occhi, marito di Saci. Fa che le tue acque salvino i serpenti che adesso sono tormentati dal sole ardente. Soltanto tu, migliore fra gli immortali, puoi salvarci da tutti i pericoli!
Hai devastato le città dei nemici e possiedi il potere di far cadere acqua in abbondanza. Tu soltanto sei la nuvola, il vento e il lampo di luce del fulmine nel cielo. Tu sospingi e spargi la moltitudine delle nubi perché le nubi dipendono da te.
Sei il fulmine spaventoso, che usi come arma possente. Sei la nuvola tuonante e carica di pioggia, il creatore e il distruttore dei pianeti, colui che non può mai essere vinto. Sei la luce di tutte le creature perché sei tu che controlli il sole e il fuoco. Sei un essere grande e meraviglioso! Sei il re e il migliore degli immortali! Rappresenti il Signore Visnu in questo mondo, hai migliaia di occhi e sei il deva cui chiedo protezione.
Essere divino, tu sei ogni cosa per noi: il custode del nettare e il signore della luna, colui che è venerato e adorato dai potenti. Sei l'ora, il giorno, il mese lunare, la quindicina luminosa e quella buia, sei l'attimo e il battito delle palpebre. Sei la misura del tempo, degli anni, delle stagioni, dei mesi, dei giorni e delle notti.
Sei l'eccelsa e generosa terra con le sue foreste e le sue colline. Sei il cielo inondato di sole, colui che dissipa l'oscurità. Sei il mare immenso con le sue onde enormi, che ospita i pesci, gli squali, le balene e i timingala.
Grande è la tua fama! Sei onorato dagli eruditi e glorificato da illustri saggi. Bevi con gioia il Soma del sacrificio e le oblazioni debitamente offerte a te per il bene del mondo. I sapienti Brahmana per la loro crescita spirituale adorano te perché con il tuo flusso di impareggiabile potenza sei raccomandato negli inni Vedici. A causa tua i nati due volte si votano al santo sacrificio, studiando tutti i Veda e i loro corollari."










Capitolo 22


Suta Gosvami proseguì:

"Così glorificato da Kadru, il Signore Indra, che è portato da cavalli bai, coprì tutto il cielo con masse di nuvole blu fiammeggianti di fulmini che riversarono enormi quantità di acqua. Le nubi tuonarono senza sosta nel cielo come se ruggissero l'una contro l'altra. Piovve come non si era mai visto. Nel cielo si addensarono nubi eccezionali che tuonavano con grandi boati. Lo spazio sembrava danzare fra spaventose ondate di acqua e vento, mentre i pianeti celesti rimbombavano lo stesso rumore delle nuvole.
Mentre Indra scatenava quella tempesta, i serpenti esultarono perché la terra si era completamente imbevuta di acqua."










Capitolo 23


Suta Gosvami proseguì

"I serpenti, trasportati da Garuda, arrivarono rapidamente in una terra circondata dalle acque dell'oceano e vibrante per il canto degli uccelli. Rigogliosa di foreste ricche di grandi varietà di alberi da frutto e da fiore, quell'isola era ben organizzata: aveva incantevoli case di diversi colori e laghi ricchi di acque limpide e fresche colme di fiori di loto. Profumi celestiali, trasportati da una tonificante brezza di aria pulita la pervadevano mentre alberi profumati di sandalo agitati dal vento coloravano il cielo con petali di fiori che, volteggiando nell'aria, ricadevano poi come pioggia sui serpenti che erano li ammassati.
Quell'isola sacra era cara ai Gandharva che vi intrattenevano i deva con musiche e canzoni e alle apsara, le cortigiane dei deva.
Ravvivata dal canto di molti uccelli, questa terra incantevole rallegrava il cuore e dava grande gioia ai figli di Kadru.
Entrando in boschi piacevoli i serpenti giocavano con gran divertimento e allora dissero al possente Garuda, il migliore fra gli uccelli: "Volando qua e là nel cielo tu puoi vedere molti posti stupendi, portaci dunque in un'isola che sia ancor più affascinante di questa e che sia ricca di acque fresche."
Garuda considerò la situazione, poi chiese a sua madre Vinata "Per quale ragione, madre, dovrei fare quel che i serpenti mi ordinano?"
Vinata rispose: "Migliore degli uccelli, io ho fatto una scommessa con mia sorella ma i suoi figli, i serpenti, mi hanno ingannata con un trucco e così sono diventata la serva di questa donna disonesta".
"Dopo che sua madre gli ebbe esposto la ragione per la quale erano diventati servitori dei serpenti, Garuda si rattristò di questa condizione e, rivoltosi ai serpenti, chiese loro: "Che cosa devo fare, quale impresa dovrei compiere per liberarmi dal legame che ho con voi? Ditemi la verità!" Sentendo queste parole i serpenti risposero: "Portaci il Soma, il nettare dell'immortalità. Usa la tua forza, o solcatore dei cieli, così diverrai libero dal doverci servire".
(Continua nel prossimo numero)















Calendario vaisnava

MESE DI GOVINDA

23 Febbraio  23 Marzo

MARZO

5 Marzo, mercoledì: Vijaya Ekadasi. Digiuno di legumi e di cereali.
6 Marzo, giovedì: Dvadasi. Scomparsa di Isvara Puri, maestro spirituale di Sri Caitanya Mahaprabhu.
9 Marzo, domenica:
Scomparsa di Srila Jagannatha Dasa Babaji, maestro spirituale di Bhaktivinoda Thakura.
19 Marzo, mercoledì: Amalakivrata Ekadasi. Digiuno di legumi e di cereali.
20 Marzo, giovedì: Dvadasi. Scomparsa di Madhavendra Puri.
23 Marzo, domenica: Sri Gaura Purnima. Ricorre la celebrazione dell'apparizione (che ebbe luogo 511 anni fa in Bengala) di Sri Caitanya Mahaprabhu, l'iniziatore della pratica del canto collettivo dei santi nomi di Sri Krsna.







MESE DI VISNU

24 Marzo  22 Aprile



APRILE

1 Aprile, martedì: Apparizione di Srivasa Pandita. Uno dei principali compagni di Caitanya Mahaprabhu.

3 Aprile, giovedì: Papamocani
Ekadasi. Digiuno di legumi
e di cereali.

11 Aprile, venerdì: Apparizione di Ramanuja Acarya.
Fondatore della scuola
vaisnava conosciuta
come Sri sampradaya.
16 Aprile, mercoledì: Ram navami. Apparizione di Sri Ramacandra. Digiuno fino a mezzogiorno.
18 Aprile, venerdì: Kamada Ekadasi. Digiuno
di legumi e di cereali.
22 Aprile, giovedì: Balarama
rasa yatra. Festival della danza rasa di Balarama. Apparizione di Syamananda Pandita.
29 Aprile, martedì: Apparizione di Srila Abhiram Thakura. Un'importante figura tra i seguaci di Sri Caitanya Mahaprabhu.















LA FESTA DELLA DOMENICA

Tutte le domeniche, dalle ore 16, siete invitati a una splendide festa completamente gratuita con conferenze, danze, canti trascendentali, cultura vedica, yoga e banchetti vegetariani in compagnia dei devoti di Krishna.



Venite
a trovarci



Templi Principali

Bergamo: Villaggio Hare Krishna, Da Medolago strada per Terno d'Isola, 24040 Chignolo d'Isola (BG) - Tel. 0354940706
Bologna: Via Ramo Barchetta 2, Castagnolo Minore  40010 Bentivoglio (BO) - Tel. 051863924
Firenze: Villa Vrindavana, Via degli Scopeti 108, 50026 - San Casciano in Val di Pesa - Tel. 055820054
Roma: Sri Gaura Mandala, Pian del Pavone, via Mazzanese, Km. 0,700 - 01036 Nepi (VT) Tel. 0761527038-527251
Vicenza: Prabhupada-Desh, Via Roma, 9 - Albettone (VI) - Tel. 0444790573

Svizzera italiana
MENDRISIO Centro Vedico Rama Keli, Grotto del Bosco - 6862 Rancate - Tel. 0041/91/6466616




Centri Culturali

Asti: Frazione Valle Reale 20, 10148 Roatto (AT) - Tel. 0141938406
Brescia: Hare Krishna Club, Via Gabriele Rosa 17 - 25131 Brescia - Tel. 0302400995
Cagliari: Centro Hare Krishna, viale Fra' Ignazio, 52 - 09100 Cagliari - Tel. 070-654156
Lecce: Centro Hare Krishna, via Pistoia, 10 - 73100 Lecce - Tel. 0832-315104
Milano: Centro Culturale Govinda, Via Valpetrosa 3/5, 20123 Milano - Tel. 02862417
Napoli: via P. Francesco Denza, 10 - 80139 Napoli - Tel. 081/262386
Palermo: viale Regione Siciliana, di Nord Ovest, 4441 - 90145 Palermo - Tel. 0916700385
Pescara: Centro 'Nama Hatta', via Comunale Piano, 104 bis - 65100 Pescara - Tel. 0871/869557
Roma: Hare Krishna Forum, Piazza Campo dei Fiori, 27 - 00186 Roma - Tel. 066832660
Terni: via Cesare Battisti, 155 - 05100 Terni - Tel. 0744/305129














Fine del numero di marzo-aprile 1997.